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mercoledì, 11 Dicembre 2024

Aveva accusato la polizia di averla picchiata. Condannata Maya, assolto poliziotto

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

È stata condannata a quattro mesi per oltraggio a pubblico ufficiale Maya Bosser Peverelli, 24 anni, volto noto del centro sociale Askatasuna di Torino, che nel 2017 aveva accusato un poliziotto di averla colpita al volto dopo un fermo. Infatti nel procedimento la giovane donna era parte lesa, ma il poliziotto è stato assolto. Era l’8 giugno del 2017 quando ai Murazzi Maya venne fermata. La giovane denunciò pubblicamente con un video su Youtube che arrivata negli uffici delle Volanti in corso Tirreno era stata maltrattata. Il pm Manuela Pedrotta aveva chiesto come condanne sei mesi per Maya e un mese per l’agente. Solidarietà alla giovane antagonista pochi giorni fa era arrivata anche dal celebre fumettista Zerocalcare, che aveva pubblicato un suo intervento video sulla vicenda. Davanti a Palazzo di Giustizia questa mattina era stato organizzato un presidio a cui hanno partecipato un centinaio di persone con gli striscioni “Noi stiamo con Maya, questa violenza la ribaltiamo”. e “Se toccano una, toccano tutte. Maya non è sola”. Dopo la sentenza hanno cercato di entrare ma sono stati respinti dalle forze dell’ordine. Sono volati alcuni spintoni e gli antagonisti all’urlo ‘vergogna vergogna’ hanno bloccato il traffico in via Falcone. “Il Tribunale assolve il poliziotto picchiato e condanna le donne che denunciano. Questa violenza non l’accettiamo”, si legge nello striscione srotolato.
Oltre a 4 mesi di reclusione Maya dovrà pagare le spese processuali e mille euro di rimborso al poliziotto che ha redatto l’atto, per un totale di più di 4 mila euro.
“Non speravamo nella giustizia del tribunale di Torino che ben conosciamo – dicono le donne in presidio – ma la connivenza con la violenza poliziesca si supera sempre. La condanna di Maya – continuano – è la condanna per aver raccontato pubblicamente quello che le è successo ed è questo il trattamento dei tribunali per le donne che denunciano le violenze che subiscono quotidianamente”.

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