20.4 C
Torino
sabato, 27 Luglio 2024

Asti, scandalo Atc: consiglio comunale aperto per uscire dalla paralisi della gestione delle casi popolari

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Silvia Musso
Soldi intascati indebitamente, responsabilità ammesse e dimissioni. Due inchieste aperte: una giudiziaria avviata dalla Procura di Asti e una interna dei componenti del Consiglio di Amministrazione. Protagonisti l’Atc di Asti e Pierino Santoro, ormai ex direttore dell’ente che gestisce le case popolari di Asti.
Questi i fatti. Lo scorso febbraio si inizia ad indagare su degli ammanchi nei bilanci dell’ente. In poco tempo emerge un sistema complesso architettato da Santoro che viene accusato di essersi trattenuto una parte di denaro in contante che gli inquilini versavano per affitti e spese (avrebbe rilasciato regolare ricevuta, ma non versato il denaro sui conti Atc), e di aver utilizzato una carta di credito intestata all’Atc per spese personali non autorizzate. Santoro, dopo pochi giorni dall’inizio delle indagini, ammette le sue responsabilità e versa un risarcimento di 800.000 euro.
A fianco dell’indagine della Procura che si basa sulla revisione dei bilanci dal 2005, si apre anche un’indagine interna del Consiglio di Amministrazione dell’Atc per valutare l’eventuale coinvolgimento di altri dipendenti Atc.
Da oltre un mese il giusto riserbo sulle indagini in corso, mette però in stato di preoccupazione e allarme la vita politica astigiana, la cittadinanza e soprattutto gli assegnatari e le famiglie che sono nelle liste di attesa delle case popolari.
«Sono oltre cento le emergenze abitative, 700 le richieste di abitazione, tra 30 e 40 le famiglie che occupano degli immobili vuoti: uno dell’Asl, uno dell’esercito, due immobili privati – Questi i dati elencati da Mario Malandrone dell’Asti Social Forum, impegnato da anni per il diritto alla casa – Asti ha 2.600 attività produttive,1.600 case vuote, e 6.000 seconde case non utilizzate. Un quartiere fantasma che potrebbe rispondere grandemente alla necessità di casa dei cittadini».
Di fronte a questi numeri emerge forte la necessità di fare chiarezza sulla vicenda Atc e di trovare soluzioni per uscire dalla situazione di stallo dovuta alla mancanza di un direttore.
«La prima domanda è: le risorse che sono entrate con il rimborso di Santoro possono essere svincolate e utliizzate subito per sbloccare l’assegnazione delle case popolari?» si chiede Malandrone che la scorsa settimana ha lanciato la proposta di organizzare un consiglio comunale aperto.
E lo stesso Comune sembra il primo a volere delle risposte. Primo tra tutti Vincenzo Calvo, presidente della Commisione sui Servizi Sociali che in una recente lettera inviata alla testata locale “La Nuova Provincia” evidenzia come la vicenda stia provocando in diversi ambiti sia politici sia del vivere civile sconcerto e preoccupazione e che non si possa paralizzare l’attività e la gestione di un ente come l’Atc: «La Commissione ha chiesto tramite l’assessore Piero Vercelli un incontro con il Consiglio di Amministrazione Atc, poiché ad oggi anche il Comune stesso dispone solamente di notizie comparse sugli organi d’informazione – scrive Calvo – Tutto ciò da intendersi unicamente per favorire una corretta informazione e una comune linea di ripartenza».
Per capire come ripartire, se con nuovi vertici decisi dal Consiglio d’Amministrazione o dalla Regione, un consiglio comunale aperto potrebbe essere di aiuto per capire quale sarà il futuro dell’ente e delle persone in attesa di una casa. «Avrebbe però senso solamente con una larga partecipazione: dalla Regione agli ultimi presidenti dell’Atc, alla società civile ai sindacati» evidenzia Malandrone secondo cui potrebbe ssere un momento per discutere su cosa fare sia sul lungo che sul breve termine. «Ci sono 70 alloggi in consegna e la consueta pratica dei cambi di alloggio che potrebbe aprire la possibilità di nuove assegnazioni a breve. C’è, inoltre, la possibilità che gli inquilini che hanno pagato le fatture si facciano parte civile. Potrebbe anche essere l’occasione per discutere sulla stessa amministrazione dell’Atc – azzarda Malandrone – per chiedere maggiore trasparenza nella comunicazione di dati e risorse e per modificare una politica del costruire ex novo con una politica del recupero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano