Bocciato, bocciato e ancora bocciato. L’Assemblea Cavallerizza 14:45, ovvero gli occupanti della Cavallerizza Reale di Torino, rispediscono al mittente, sindaca Chiara Appendino e assessore Antonino Iaria, il Masterplan sulla storica struttura.
Spiegano: «Come per il precedente Masterplan, anche questo ripropone un’idea di valorizzazione esclusivamente economica che – da un lato – risponde alle esigenze di cassa del Comune, CDP e CCT, e – dall’altro – alle logiche del mercato volte a rendere il Patrimonio Pubblico appetibile ad investitori privati».
«Sembra non aver sortito nessun effetto il monito dell’Unesco che ricordava come la ex-Cavallerizza Reale sia parte integrante della cosiddetta “Zona di Comando” e che questo unicum architettonico deve essere preservato nella sua interezza: in quanto indivisibile dal punto di vista della tutela e della conservazione per le generazioni future».
«L’associazione Salviamo Cavallerizza crede in un modello di valorizzazione differente: basato sulla tutela del bene e sulla promozione della cultura, sulla massima accessibilità e sulla partecipazione attiva della cittadinanza».
«A seguito della presentazione del Progetto Unitario di Riqualificazione e preso conoscenza del suo processo di elaborazione non possiamo fare altro che denunciare quanto segue:
1) Il Progetto Unitario di Riqualificazione non è altro che l’ennesimo progetto calato dall’alto. Del percorso partecipativo, delle modalità di coinvolgimento della cittadinanza e della sua espressione, non si ha più alcuna traccia.
2) Dimenticati gli impegni elettorali – ricordiamo che il primo punto del programma sull’urbanistica presentato in campagna elettorale da questa amministrazione prevedeva la completa de-cartolarizzazione della ex-Cavallerizza Reale e la sua restituzione alla cittadinanza come distretto a vocazione culturale – dal documento emerge chiaramente la natura funzionale e di servizio del complesso all’attuale Sistema Finanziario della Città di Torino. Le funzioni suggerite e le possibili destinazioni d’uso rivelano il chiaro intento speculativo attribuendo agli spazi un utilizzo prevalentemente residenziale – seppur nelle forme di residenze per studenti e social housing – e terziario.
Dall’analisi puntuale emerge come solo una minima parte (la Galleria Espositiva e La Cavallerizza Alfieriana) assolverebbe a funzioni propriamente culturali.
3) Il modello falsamente pubblicista riduce, di fatto, alla semplice fruizione da parte del pubblico l’uso di alcuni, minoritari, spazi del complesso. Dato l’intento di mercificazione del complesso e la conseguente lottizzazione e vendita a privati, la maggior parte degli spazi risulterà di fatto solo fruibile con tempi e modi differenti a seconda delle attività insediate. Si tratta evidentemente di un modello di accessibilità chiuso, che mette a disposizione – a pagamento – gli spazi e che risponde a logiche del mercato e a fini prettamente economici e di profitto.
4) La lottizzazione prevista, per rendere appetibile l’investimento da parte di privati va contro e infrange l’idea di unitarietà del complesso che dovrebbe essere, invece, garantita e tutelata insieme al valore architettonico storico e culturale del bene. Anche il modello previsto non realizza una forma di gestione condivisa che garantisca l’integrità di visione. Tali presupposti, oltretutto, non escludono la possibilità di realizzare parcheggi e zone di sosta per le auto nel complesso Patrimonio dell’UNESCO».