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mercoledì, 9 Ottobre 2024

Assistenza domiciliare, dalla Regione meno fondi a Torino. Valle (PD): “Modello virtuoso va esteso non penalizzato”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Preoccupa le minoranze la proposta avanzata oggi dall’assessora al Welfare della Regione Piemonte Chiara Caucino che ha annunciato di voler togliere 5 milioni al fondo destinato per la cura domiciliare dei malati non autosufficienti del torinese, quello della “Fragilità sociale” per destinarli al capitolo dei “Servizi domiciliari per persone anziane non autosufficienti’”che riguarda invece tutto il territorio piemontese.

Alla base di questa scelta la convinzione che «Il modello torinese di assistenza domiciliare per i non autosufficienti, per quanto buono, non è esportabile sul resto del territorio regionale, se non attraverso una diversa redistribuzione dei fondi» e a tale proposito Caucino cita anche il fatto che i 18 milioni stanziati dalla giunta Chiamparino «sono stati anticipati per soli 12 milioni, coprendo la carenza del 2019 e non incrementando il servizio».

Una mossa giustificata come necessaria per rendere più omogenee le prestazioni in tutta la Regione ma che non trova d’accordo il consigliere del Partito Democratico Daniele Valle: «Cosa pensa di fare questa giunta regionale, di lasciare senza sostegno dal giorno alla notte migliaia di torinesi? Invece che estendere un sistema che fa risparmiare al resto del territorio, si pensa di ridurlo, quando ci sono oltre 15.000 piemontesi (sui 25.000 non assistiti in lista d’attesa) che si aspettano una risposta domiciliare?»

Valle spiega anche l’importanza dei fondi destinati al torinese: «Ci sono ragioni sociali, legate alla maggior fragilità del territorio cittadino, e storico, legate alla stagione dei ricorsi, per cui quelle risorse sono ora destinate alla Città di Torino. E’ tempo di estendere un modello virtuoso apprezzato dalle famiglie e che consente grandi risparmi, non di tagliare o spostare, in un gioco a somma zero», conclude il Dem.

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