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sabato, 27 Luglio 2024

Assad e Isis, gara tra carnefici in Siria

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

In Siria sembra che Assad e L’Isis facciano a gara per essere il carnefice numero uno. Mentre lo Stato islamico ne commette una di seguito all’altra (domenica 2 novembre ha decapitato e crocifisso 8 soldati dell’opposizione democratica ad Albu Kama, in provincia di Deir Ezor)il regime siriano continua a torturare civili e a bombardare le zone libere. In soli dieci giorni l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha contato non meno di 315 bombardamenti per un totale di 354 barili esplosivi sganciati su civili inermi.

In questo breve arco di tempo sono state uccise 221 persone, di cui 69 bambini e 47 donne. Più di 500 sono i feriti. Le zone colpite sono: Aleppo, Homs, Latakia, Idlib, Daraya, al Quneitra, Hama, Damasco e campagna. Zone libere, come si è detto, eppure l’aviazione di Assad ha nel mirino anche i campi profughi e gli ospedali: lo scorso 29 ottobre è stato bombardato il campo di al Nazihin, in provincia di Idlib, provocando almeno 10 morti e una dozzina di feriti (Nel video la testimonianza di una bambina sopravvissuta. Nella scorsa estate i bombardamenti sul campo profughi di Bab al Hawa, sempre in provincia di Idlib, e su quello di al Shajara, nella campagna di Daraya, hanno causato molte morti e danni ingenti, come la distruzione di ospedali.
Per quanto riguarda la pratica della tortura, l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha annunciato che da gennaio sino al 31 ottobre di questo anno, il regime siriano è responsabile della morte sotto tortura di più duemila persone accusate di essere oppositori politici. Il numero include 27 bambini sotto i diciotto anni e 11 donne. I prigionieri uccisi provenivano per la maggior parte da Damasco, Homs, Daraya, Hama e Aleppo.Nel silenzio più totale è immerso il destino degli altri 200 mila detenuti dei quali si hanno pochissime informazioni per via del clima del terrore che regna nel Paese. Nonostante la coraggiosa testimonianza del disertore siriano conosciuto come Caesar, che lo scorso luglio ha denunciato a Capitol Hill gli orrori delle carceri di Assad con ben 50,000 foto scattate di nascosto in questi anni, il silenzio più assoluto costituisce quella che dovrebbe essere una risposta internazionale per fermare questo scempio.
Tutto sommato, l’Isis non è poi l’unico mostro in Siria.

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