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sabato, 27 Luglio 2024

Anche la Turchia e l'Australia si mettono sull'attenti di Obama

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Turchia e Australia dichiarano guerra all’Is. Mentre la minaccia jihadista si avvicina al confine con la Siria, il governo di Ankara ha dato il via a operazioni militari contro lo Stato Islamico e concesso alla coalizione internazionale guidata dagli Usa di appoggiarsi ai suoi territori. Allo stesso modo il premier australiano Tony Abbot ha autorizzato raid contro gli jihadisti dell’Is e il dispiegamento di truppe che però non prenderanno parte in modo diretto alle operazioni.
Parlando al Paese, Abbot ha motivato la decisione affermando che «i terroristi dell’Is hanno dichiarato guerra al mondo e devono essere fermati». Ma è difficile non scorgere dietro la mossa di Abbot una risposta all’attentato sventato alcune settimane fa dalla polizia australiana tra Sydney e Brisbane. Quindici persone sono state arrestate in quella che è considerata la più grande operazione anti-terrorismo del Paese, che è riuscita a sventare la decapitazione di cittadini scelti casualmente da militanti dell’Is come azione dimostrativa per l’occidente e su emulazione di quelli messi in atto in Siria.
Nel frattempo le milizie dello Stato Islamico combattono a poche centinaia di metri dalla città di Kobane, la terza città curda che si trova sulla strada dei piani di conquista Jihadisti. Ieri una delegazione di cittadini curdi ha manifestato davanti a Montecitorio per chiedere l’intervento del governo Italiano affinché venga messa fine alla violenza nella loro terra. Oltre 160 mila civili sono già fuggiti dal territorio curdo da quando, il 16 settembre scorso, l’Is ha lanciato la sua offensiva. A difendere la città solo alcune centinaia di membri dell’Ypg, le milizie di autodifesa curde. Il rischio di una possibile vittoria dell’Is è grande. Se gli jihadisti dovessero riuscire a conquistare Kobane, si troverebbero a controllare un vasto territorio al confine con la Turchia.
E’ stato probabilmente questo a convincere Ankara, prima restia a collaborare con gli Usa, a inviare truppe in Iraq e Siria, insieme alle garanzie date dalla liberazione di 46 ostaggi turchi rapiti in Iraq da un gruppo jihadista di Mosul. Ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha tenuto a precisare che obbiettivo primario del suo Paese resta ancora la lotta per deporre il governo del presidente siriano Bashar al-Assad.

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