“Le mascherine non servono a un cazzo, ve lo dico in inglese stretto. Sapete cosa serve? La distanza. Perché per beccarti il virus, se io fossi positivo, dovresti baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca“.
Così la pensava il 27 maggio Guglielmo Zuccatelli, il nuovo commissario della sanità calabrese, durante un incontro con una delegazione del collettivo “Femin – Cosentine in lotta” (il video è loro), che chiedevano la riapertura in sicurezza di ambulatori e consultori.
Zuccatelli oggi si giustifica sostenendo che quelle parole sono state pronunciate all’inizio della pandemia: “Nella prima fase dell’epidemia la comunità scientifica internazionale riteneva che l’uso delle mascherine fosse da riservare ai soli contagiati e ai sanitari. L’esperienza di questi mesi, tuttavia, ci ha insegnato che si tratta di un virus per molti versi ancora sconosciuto per evoluzione e modalità di diffusione. Le conoscenze si sono consolidate nel corso dei mesi, in accordo con gli studi scientifici condotti. Le mie affermazioni errate, estrapolate impropriamente da una conversazione privata risalgono al primo periodo della diffusione del contagio“.