Scritto da Domenico Cerabona
Lunedì prima che il Parlamento britannico venisse sospeso tra le polemiche, i parlamentari hanno votato una mozione d’emergenza che obbligava il governo a pubblicare il documento “Yellowhammer”, di cui era stata scoperta l’esistenza grazie ad uno scoop giornalistico in agosto.
Il documento contiene le previsioni del governo in caso di uscita dall’Unione Europea senza accordo, il cosiddetto No Deal, il 31 ottobre prossimo.
Boris Johnson aveva cercato di non rendere pubblica “l’operazione Yellowhammer” e le ragioni paiono evidenti leggendo le cinque pagine rese note ieri in tarda serata.
Le previsioni sono piuttosto apocalittiche: si temono disordini nelle strade, carenza di medicinali e cibo fresco, aumento dei prezzi e file interminabili per le merci da e per la Francia. Addirittura la sospensione di alcuni scambi finanziari.
Inoltre vi sono molte incertezze circa lo status dei cittadini britannici residenti in Europa, in particolare per quanto riguarda i diritti alla cura. Si prevedono inoltre anche difficoltà per i viaggi da e verso il Regno Unito dei privati cittadini britannici ed europei .
Il documento prevede esplicitamente che gli aumenti dei prezzi di cibo e carburanti conseguenti ad un’uscita senza accordo peseranno in maniera particolare sulla qualità della vita dei cittadini delle fasce più povere.
Il dossier ha inoltre un lunghissimo “omissis” e, visto lo scenario già terribile descritto nel resto del documento, è preoccupante che ci sia una parte considerata pericolosa da rendere pubblica. Ovviamente non c’è modo di sapere cosa contengano quelle otto righe oscurate, ma volendo speculare si potrebbe ragionevolmente prevedere che parlino del confine Nord Irlandese in cui vi è già stato un riaffiorare dell’attività della Nuova Ira.
Insomma nel complesso uno scenario piuttosto sconsolante per il Regno Unito, ma tutto sommato anche per l’intera Unione Europea visti i milioni di cittadini europei che risiedono in Gran Bretagna, con Londra che è – di fatto – una delle più grandi città italiane, se si contano il numero di nostri concittadini residenti nella capitale britannica.
Queste previsioni, ovviamente, gettano una luce del tutto nuova sul no deal e sull’apparente leggerezza con cui il Primo Ministro britannico è disposto ad uscire dall’Unione il 31 ottobre. Ovviamente le opposizioni stanno chiedendo che il Parlamento venga insediato nuovamente per discutere di questi scenari, tanto più che – altra notizia di ieri – l’Alta Corte Scozzese in una sentenza che è destinata a fare scalpore ha messo nero su bianco che, a parere dei giudici, Johnson ha mentito alla Regina nella sua richiesta di “prorogare” il Parlamento per cinque settimane, giudicando dunque la sospensione illegittima.
Martedì prossimo ci sarà l’ultimo grado di giudizio, questa volta a Londra: se nuovamente il governo dovesse essere giudicato colpevole di aver mentito alla Regina, sarebbe davvero complicato per Johnson mantenere il suo posto a Downing Street.
Insomma come ormai è consuetudine quando si parla di Brexit, siamo costretti a “marciare a vista”, perché fare una qualunque previsione è pressoché impossibile.