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sabato, 27 Luglio 2024

Walter, un "illuso" che ci ha provato e per questo è stato vivo

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

«…dovevo perderlo il mio sguardo e poi dimenticare, ma resto ancora qui, tra l’esplosione e il fumo se non la faccio io sta strada non la fa nessuno…».
Rubo poche righe al nostro giornale per salutare un amico che non c’è più fisicamente, ma che in quelli che lo hanno vissuto resterà vivo per sempre. Spesso nelle pagine dei quotidiani vengono raccontate le vicende di quelli famosi. La loro vita, la loro morte che in gergo diventano “coccodrilli”.  Freddi, lontani.
Walter Moresco non era un illustre e sinceramente non credo che abbia mai avuto la pretesa o la voglia di esserlo. Lui faceva parte di quella schiera di persone che qualcuno – superficiale – definisce “illuse”. Di quelle persone che vorrebbero cambiare il mondo e il sistema che ci vuole omologati e servili.
La sua faccia era nota a chi ha scelto la strada per lottare e per respirare. C’era: che ci fosse una piazza da centomila persone o solo un pugno di sognatori.
L’ho conosciuto nel 1996 ed era uno di quelli che c’era già. C’è sempre stato: per il diritto alla casa, per quelli dei migranti o in prima fila per opporsi ad un’ingiustizia. E tante e tante volte ancora. Gramscianamente parlando non era un indifferente, ma al contrario un partigiano, perché aveva scelto da che parte stare.
Non credo abbia mai scritto un libro o una canzone, non era né un filosofo né un emerito tuttologo. Neppure un campione olimpico o un calciatore.
Come lui ce ne sono – per fortuna – ancora molti che cercano ogni giorno di dare dell’ossigeno a delle città che boccheggiano, grigie, tristi, che contrastano con quei colori accesi magari di un graffito.
Uno dei tanti insomma che mal digeriscono gli eroi, i miti e i petti pronti a raccogliere il proiettile del sacrificio. Uno che incontri nel tuo quartiere negli spazi liberati dalle grinfie degli speculatori. Dentro un bar o sul pullman. Antifascista, antirazzista, antisessista. Antiproibizionista. Amico.
Abitante di un villaggio globale che sa soffrire o riempirsi di rabbia anche per quello che accade a migliaia di chilometri di distanza. Pronto a difendere una famiglia sotto sfratto o chi sta “peggio di noi”. Magari qualcuno che non ha mai letto Marx, ma che conosce lo sfruttamento sulla propria pelle.
Sapeva ascoltare, farti sorridere.
Se ne andato poche ore dopo l’arrivo del nuovo anno lasciando un vuoto nelle sorelle, nei fratelli e negli amici che oggi lo ricordano dentro le frasi di un social network o su di una pergamena fatta a muro, dove c’è spazio per scrivere con uno spray un semplice “ciao, buon viaggio”.
Vittorio Arrigoni, reporter e attivista ucciso a Gaza nel 2011, concludeva i suoi pezzi scrivendo “stay human”, “restiamo umani”.
Walter umano lo è stato. Lottando anche per quelli che pensano che basta avere un lavoro sicuro, il calduccio di una casa e un televisore per dimenticare il marcio che invade sempre più velocemente le metropoli. Lui invece, a differenza degli indifferenti,  ha fatto delle scelte diventando invisibile tra gli invisibili e a volte, come dice la strofa di una canzone,  si è coperto il volto per farsi vedere.
Ecco, ho rubato queste poche righe, senza chiedere volontariamente scusa ai nostri lettori, alla cronaca di Nuovasocietà che tante volte ha ricordato personaggi di un certo spessore – di quelli che hanno una biografia infinita – perché Walter Moresco per tanti, e anche per me, era speciale nell’essere semplicemente umano.
Per una volta non fa male a nessuno non dimenticare persone così.
Donne e uomini che quando vanno via ti fanno pensare che per molti è ancora importante non essere solo un numero su di un cartellino da timbrare. Asterischi e individui che non sono disposti a chinare la testa, anche se le mazzate fanno male.
E anche se le cose difficilmente cambieranno così rapidamente come vorremmo, e anche se le rivoluzioni oggi hanno altri nomi, bisogna continuare a crederci e provarci.
Perché se uno non ci prova almeno una volta nella vita, tanto vale non essere vissuti. Dunque Ciao Walter…tu hai vissuto!
Questo è poco ma sicuro.

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