Dopo il blitz alla statua di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, a Palazzo Civico di Torino, imbrattata con lo spray nero è sorto un dubbio sull’obiettivo scelto dagli autori del gesto, che in questa maniera volevano attaccare simboli dello schiavismo e del colonialismo, dopo la morte dell’afroamericano George Floyd, durante un fermo di polizia.
Un dibattito storico si è venuto a creare intorno proprio all’azione torinese. Infatti Vittorio Emanuele II in realtà con le colonie, secondo alcuni, c’entrerebbe poco o nulla.
Il colonialismo italiano ha inizio nel XIX secolo e la prima colonia è in Eritrea. Nel 1882 inizia l’occupazione dell’Eritrea che si conclude nel 1885. Poi c’è Somalia, Libia, Etiopia. Quindi i sovrani italiani colonialisti sono Umberto I e Vittorio Emanuele III e non il loro parente Vittorio Emanuele II.
In realtà però già nel 1861 ci fu un tentativo di accaparrarsi un posto al sole da parte di Cavour sulla costa della Nigeria, fallito perché si misero in mezzo inglesi e francesi. E a quel tempo il re era Vittorio Emanuele II.
Insomma: attaccare la statua sotto Palazzo Civico è stata un epic fail oppure vale in quanto Savoia e “è il pensiero che conta”?