Il caos intorno alla vicenda dello Stadio Olimpico, “casa” del Torino, non accenna a placarsi.
Una discussione che parte dal destino dell’area dell’ex Combi. Il terreno sul quale si allenava la primavera della Juventus, oggi nel mirino dei costruttori e a rischio di speculazione edilizia, solleva qualche dubbio anche a chi, tra i banchi della Sala Rossa, si domanda come mai tra i maggiori acquirenti non spicchi il nome di Urbano Cairo, attuale presidente del Toro.
Particolarmente attento alla questione Michele Curto, capogruppo di Sel in Comune, che nella faccenda vorrebbe vederci chiaro.
Pare infatti, secondo quando riportato dal consigliere comunale, che il Toro non sarebbe interessato all’acquisto di un terreno e tantomeno alla realizzazione di uno stadio di proprietà, in quanto godrebbe già di una serie di privilegi da parte della Città, che non potrebbero mai portare il presidente della squadra ad una scelta così definitiva.
Anche perché in fondo l’ipotesi di comprare per fare uno stadio di proprietà granata non è mai stata presa in considerazione da Cairo, visto che la dirigenza granata utilizza l’Olimpico come fosse già di sua proprietà.
Infatti il Toro, paga un affitto di circa 250mila euro a stagione al Comune, rinnovabile annualmente. E, per essere precisi, per la stagione appena passata la dirigenza non ha neppure firmato il contratto.
Ma a fare acqua da tutte le parti, c’è anche la questione di manutenzione ordinaria, affidata non si sa bene a chi e quella straordinaria, che costerebbe alla Città 400mila euro.
La questione stadio, dopo una pausa estiva, torna così ad infiammare Palazzo di Città: Curto presenterà una mozione per revocare la delibera di Giunta che aveva concesso a prezzi da “saldo” lo stadio, chiedendone una di Consiglio. Non solo. Il capogruppo di Sel chiede che Urbano Cairo s’impegni verso i tifosi granata e la Città, con contratti d’affitto che superino i dodici mesi. Se non trentennali come avviene in altri stadi d’Italia, almeno per vent’anni. Anche perché l’editore non dia l’impressione di stare con le valige pronte e lasciare il Toro. L’ideale secondo Michele Curto, «sarebbe riuscire a stipulare un vero contratto che leghi la Città e la società calcistica con un rapporto più forte e duraturo, anche ventennale, e non un accordo rinnovabile di stagione in stagione».
In questo modo, la Città riuscirebbe a garantire delle entrate sicure alle casse del Comune, e Cairo, presidente del Toro, sarebbe così costretto a giocare a carte scoperte, mostrando le sue vere intenzioni sul futuro della squadra granata.
Ma, cosa più importante, si riuscirebbe a fare chiarezza tra costi di manutenzione, tares e termini di un contratto, nel quale attualmente non si capisce chi gestisca cosa e che a fine campionato 2014 risulta ancora senza firma.
Che la vicenda Torino-Stadio Olimpico sia da prendere con le molle lo si capisce dal fatto che per discutere dell’argomento non ci sarà l’assessore dello Sport Stefano Gallo, ma il primo cittadino Piero Fassino.