E’ giovane, propositivo e guarda all’Europa il nuovo volto di Europa verde che si mette in gioco per le comunali 2021. “Finalmente, dopo quindici anni di assenza, ritorniamo nelle istituzioni. Saremo presenti con nostre liste, in tutte le circoscrizioni ed in Comune, con nostri candidati uomini e donne, perché per noi la parità di genere è prioritaria”- dichiara con orgoglio Tiziana Mossa, commissaria di Europa Verde Piemonte.
“Siamo contenti di far parte del tavolo di un centro sinistra torinese che ha riconosciuto il nostro programma ambientale che resta aperto ai contributi di tanti cittadini che ci scrivono”- aggiunge Mossa – ricordando il loro sostegno alla candidatura dell’ex assessore dell’ambiente Enzo Lavolta, che ha sottoscritto il programma Un sindaco verde per Torino.it.
Insomma dopo anni di marginalità si respira un’aria nuova alla base del quale c’è stato un grande rinnovamento che punta molto sui giovani e, non a caso, due co-portavoce torinesi hanno 22 anni. Un movimento che si sente a pieno titolo far parte di quella grande famiglia verde che in Europa sta riscontrando ampi consensi. Gli ultimi registrati nelle elezioni amministrative francesi in cui Le verts hanno ottenuto risultati strabilianti conquistando diversi storici municipi.
“Crediamo in uno sviluppo sostenibile, come ci crede Joe Biden negli Usa dopo la traumatica presidenza Trump, e, per rilanciare Torino puntiamo su una svolta green dalle grandi opportunità anche occupazionali”. A parlare è il il co-portavoce Antonio Fiore, che indossa una maglietta che ricorda come non vi sia un pianeta B.
Fiore precisa con determinazione come “Ambiente, sviluppo e occupazione devono e possono andare a braccetto e non essere in contrasto” evidenziando però un rischio: “Certe iniziative ecologiche possono penalizzare le classi meno agiate che non possono permettersi mezzi elettrici costosi o sofisticate ristrutturazioni che rendono efficienti impianti di riscaldamento che sono spesso delle vere bombe ecologiche”.
Questo per un quadro globale in cui le politiche green, affiancate da sistemi diffusi sempre più digitalizzati, non sembrano avere alternative. Insomma oggi sembrerebbero tutti ecologisti ma come stanno le cose?
Il giovane portavoce replica: “C’è molta differenza tra l’ambientalismo di facciata e quello concreto che deve lottare contro molti interessi”. Questo mentre il Belpaese resta malato da scempi e problematiche ambientali.
Tra i diversi punti del decalogo verde per la città resta prioritaria l’emergenza smog nel capoluogo piemontese e dintorni, dove si sono registrati preoccupanti e reiterati superamenti dei livelli di polveri sottili (Pm10). Con il rischio, oltre dei danni alla salute, di incorrere in procedure di infrazione dall’Unione europea. “L’aria inquinata (con livelli insostenibili di Pm10) è anche dovuta a sistemi di riscaldamento poco efficienti presenti in troppe abitazioni e ad un parco automezzi obsoleto”.
Per i portavoce di Europa verde, a fronte di circa 87 mila morti legati allo smog, occorre incentivare una mobilità dolce a zero emissioni, reti ciclabili, monopattini elettrici, car e bike sharing, bus ecologici e metropolitane. Un discorso che travalica il quadro cittadino e coinvolge tutta la rete di trasporti a partire dal sistema ferroviario locale che va potenziato mentre ora si tende ad abbandonare le linee minori. “Il treno – precisa Antonio Fiore – in ogni caso va favorito e rilanciato perché meno impattante rispetto a auto e aerei e per essere efficaci su questi temi e queste scelte servono azioni coordinate e condivise da parte di tutti i paesi livello europeo e globale”.
Tutto questo per arrivare a una città intelligente anche per i trasporti che coinvolga e avvicini davvero le periferie.
I verdi torinesi puntano anche il dito contro l’eccessivo consumo del suolo, anche in aree verdi, e sono attenti ai tanti , troppi edifici e stabili abbandonati che potrebbero essere ristrutturati, riqualificati e messi a disposizione per servizi alla popolazione e per l’associazionismo. Vengono sollevate critiche verso i troppi supermercati aperti in questi anni che non vanno certo nella direzione delle decantate produzioni locali a km O. Insomma è inutile costruire quando è possibile riconvertire, senza consumare spazi anche verdi.
Altro punto importante è quello della raccolta differenziata e gestione dei rifiuti. “A Torino abbiamo un livello di raccolta differenziata ancora basso rispetto gli standard europei. Una situazione che implica seri problemi ambientali per la nostra realtà urbana” – a parlare è la co portavoce Angela Plaku che ricorda come “occorra puntare, oltre che sul porta a porta, su eco compattatori e sistemi premianti, sviluppati anche attraverso azioni di partenariato a vari livelli (pubblica amministrazione e imprese), in grado di assicurare incentivi per i cittadini virtuosi, migliorando i livelli di rifiuti riciclati”.
Punti prestigiosi in un generale riorientamento sociale che vede l’innovazione (digitalizzazione) e l’economia green imporsi a tutte le latitudini con implicazioni in tutti i settori. Questo per una Torino che i verdi ambiscono a far diventare capitale dell’idrogeno.
Purtroppo nel nostro Paese il passare dai bei principi alla realtà non è semplice. A parole sono tutti ecologisti ma la realtà mostra evidenti ostacoli nel far crescere comportamenti virtuosi e adottare scelte ambientaliste non facili da accettare senza una vera svolta green. Si pensi alle proteste contro i blocchi auto e le pedonalizzazioni.
Ora la sfida sarà nel consenso elettorale. In ogni caso il nuovo approccio dialogante e realistico pare portare su una buona strada che pare lontana dalle beghe anche interne che hanno soffocato un movimento rispetto a quanto accadeva nel resto d’Europa.