di Davide Ricca
Partiremo per la Leopolda in tanti, consapevoli del cammino percorso in questi anni. Consapevoli del fatto che non andiamo di certo a un appuntamento di parte, ma a un appuntamento di tutti. Senza contare l’ora o i minuti di adesione al progetto di rinnovamento e innovazione che si è costruito attorno alla figura di Matteo Renzi. Tante saranno le persone che si muoveranno da Torino e dal Piemonte. Spero saranno in molti quelli che non sono mai venuti, gente che vuole curiosare, che vuole costruire, che vuole contribuite, parlando e ascoltando.
E’ ancora lunga la strada per la costruzione di una forza democratica che sia allo stesso tempo progressista e contemporanea. Un partito, il PD, che deve diventare ancora più open di quello che è. Un passaggio fondamentale lo abbiamo fatto in Piemonte, approvando la scorsa settimana, nella direzione regionale del Partito Democratico, il regolamento per la selezione delle candidature alle cariche di Presidente e di Sindaco nei comuni superiori ai 15mila abitanti.
Abbiamo inserito quattro grandi elementi di novità: l’election day, il ruolo del partito nel governo del processo, la possibilità di raccogliere le firme non solo degli iscritti ma anche degli elettori e l’introduzione del doppio turno.
Election day. In tutto il Piemonte si andrà a votare lo stesso giorno per le primarie. Bisogna trattare bene il gioiello delle primarie. Il PD e il centrosinistra non posso relegarlo a mero strumento procedurale, abusandone o snobbandolo. E’ il momento principe di dialogo con i nostri elettori. Se celebriamo le primarie “ognuno come gli va”, in giorni scelti a random, rischiamo scarsa partecipazione e scarsa affluenza. Sapere che in tutto il Piemonte, nei comuni in cui il PD locale deciderà di scegliere i propri candidati con le primarie, si voterà lo stesso giorno significa concentrare l’attenzione, ma anche gli sforzi organizzativi. E’ un bene, ne guadagneranno tutti.
Ruolo del partito. Il PD, oltre a costituire una commissione propria che governa i processi, si riserva l’onere di valutare le candidature dei non iscritti prima che essi incomincino a raccogliere le firme.
Chi vorrà partecipare alle primarie deve dichiararlo prima: non pone il partito di fronte al fatto compiuto. Una risposta chiara e secca a chi accusa il nuovo corso di volere l’anarchia e di non riconoscere il ruolo del partito e dei suoi organismi.
La firma degli elettori. Questo rappresenta sicuramente il punto più controverso. A parte che esperimenti simili sono stati fatti in altre parti d’Italia, a me pare evidente che non può che essere un bene per i Democratici questo fatto. Assegnare anche agli elettori il diritto/dovere di proposta contribuisce a realizzare quell’OpenPD che era nelle corde della mozione congressuale vincente. Avere costruito, all’interno del regolamento, tutta una serie di pesi e contrappesi interni (il numero di firme richieste è veramente molto alto) insieme alle minoranze che hanno voluto collaborare alla costruzione del documento, senza arroccarsi su “renzismi” preconcetti, realizza pienamente quella gestione unitaria e collaborativa che Matteo Renzi ha instaurato anche a livello nazionale. Ora la palla passa alla Commissione Statuto Regionale, che spero accoglierà i principi inseriti nel regolamento.
Il doppio turno, infine, impedisce che si vincano le primarie con il 20%. Se non hai ottenuto almeno il 40% al primo turno, ti toccherà confrontarti con il secondo arrivato. Un po’ come la legge elettorale dei sindaci, che non a caso è “la più amata dagli italiani”. La legge con cui si celebreranno le secondarie, cioè le elezioni vere e proprie. Sì! Perché sono quelle che ci interessa vincere. Perché il PD quando governa dà spesso buona prova di sé. Perché il PD vuole cambiare verso al Paese e lo sta facendo.
Infine, a chi storce il naso perché per scrivere un regolamento che deve essere usato da tutti abbiamo parlato con tutti chiedo: “cosa avremmo dovuto fare?”. Lo ripeto, è degli argonauti – degli eroi – che abbiamo bisogno. Non dei tifosi. Ci vediamo alla Leopolda.