L’enigma, o bluff, del cessate il fuoco fra Ucraina e Russia impera sul vertice Nato che inizia oggi in Galles, il quale vede schierati tutti gli Stati dell’Alleanza atlantica a difesa del puzzle occidentale contrapposto all’eterno nemico orientale. Uno schema da guerra fredda, si vocifera, anche se non è possibile non fare i conti con le trasformazioni avvenute lungo il cosiddetto “Secolo breve”.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko e il leader del Cremlino Vladimir Putin hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco nell’Ucraina dell’Est, nonostante le rettifiche e le precisazioni che hanno accompagnato l’annuncio: il sito della presidenza ucraina ha modificato il testo del comunicato sostituendo l’espressione “cessate il fuoco permanente” con “regime di cessate il fuoco” e il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha sottolineato che “la Russia non può fisicamente mettersi d’accordo sul cessate il fuoco dato che non è parte del conflitto”. Puntini sulle i che fanno intendere lo stato di precarietà del cessate il fuoco, probabilmente solo temporaneo.
L’accordo è figlio della furbizia di Putin, per mischiare le carte all’imminente summit Nato, e del tentativo di Poroshenko di presentarsi agli occhi del mondo come leader pragmatico e credibile. Quel che si muove attorno al cielo dell’Ucraina non lascia intendere a una possibile e prossima pacificazione: il premier dell’Ucraina Arseni Iatseniuk ha annunciato al Consiglio dei ministri un “Progetto muro” per costruire una materiale divisione con la Russia e alti funzionari dell’Alleanza atlantica stanno inaugurando il vertice in Galles sostenendo che “la Russia non è più un partner della Nato”. Oggi sembra meno incombente un’impennata del conflitto fra Ucraina e Russia così come risulta difficile credere all’ipotesi di un’Europa totalmente indipendente dal gas e dagli investimenti russi.