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lunedì, 2 Dicembre 2024

Turchia: vietati piercing, tatuaggi e scritte sulle borse. L’opposizione: "Ci vogliono far tornare al Medioevo"

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Moreno D’Angelo
Sarà dura per i ragazzi di Istanbul adeguarsi alle nuove regole dettate dal governo di Recep Erdoogan. A scuola vietati tatuaggi, trucco e piercing, mentre si potrà portare il velo per le ragazze. Non è più ammessa la tintura dei capelli e sono vietati anche barba e baffi. I divieti oltre alla visibilità del volto riguardano anche borse e sacche che non potranno avere foto, immagini con simboli politici e scritte. Per chi non si adeguerà prevista anche l’espulsione dalla scuola. Sono chiari segni di quel processo di islamizzazione che è stato oggetto di imponenti proteste specie nella capitale turca. «Sono provvedimenti oppressivi inaccettabili. Ci vogliono far tornare al Medioevo» denunciano l’opposizione e sindacati.
Erdogan sè impegnato in primo persona in questa battaglia. Aveva fatto clamore la polemica da lui sollevata contro il giocatore Berk Yildiz del Galatasaray, paternalmente invitato a non farsi ingannare dagli stranieri e dei rischi di prendere il cancro alla pelle. L’avversione della presidenza Erdogan verso tatuaggi, piercing e trucco era ben nota ma ha sorpreso il decisionismo e l’immediatezza che ha portato a queste rigide disposizioni legislative. Dall’opposizione è stato polemicamente affermato: «Cosa faranno ai ragazzi che hanno tatuaggi sul corpo? Gli strapperanno la pelle?». Veli Demiri, leader sindacale di Egitim Is, ha annunciato di voler ricorrere in appello al Consiglio di Stato «contro decisioni irrazionali frutto di una logica oppressiva che sono contrarie alla Costituzione turca, alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e le decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo».
La protesta non spaventa il decisionismo di chi vuole fare tornare la Turchia molto indietro nel tempo, allontanandola dai canoni europei. C’è chi ha preso la palla al balzo per richiedere anche l’abolizione delle classi miste come ha fatto un sindacato conservatore, Egitim Bir. Intanto il presidente ha rilanciato i suoi strali contro l’aborto e ha manifestato il desiderio di costruire una generazione di musulmani devoti. In quest’ottica il primo ministro Davutoglu ha invitato i negozianti a pregare ogni mattina.
Passi in evidente e provocatorio contrasto contro l’originalità della storia turca. Un paese musulmano dove è sempre prevalso a livello istituzionale la laicità voluto dal padre della patria Ataturk, con una forte influenza dei militari dai tempi dei “giovani turchi”. Alle oceaniche manifestazioni dell’opposizione in piazza Taksim a Istanbul e in altri grandi centri urbani in difesa di una società laica e della costituzione si affiancano le realtà delle immense campagne dove invece vince la tradizione e il conservatorismo.

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