Il panico serpeggia tra i torinesi e non solo a causa della notizia che sul libretto degli automezzi, dal 3 novembre, devono essere indicati i nomi, non solo del proprietario, ma pure dei conducenti che potevano utilizzare l’auto. La multa, in caso di mancato rispetto della norma, è salatissima: ben 705 euro.
Il provvedimento, però, è meno terribile di quanto sembra.
In primo luogo, infatti, il provvedimento non riguarda le auto prestate ai familiari.
A chiarire i dubbi sulla circolare del 10 luglio attuativa dell’articolo 94 4 bis del codice della strada, ci pensa Maurizio Vitelli, il direttore generale della Motorizzazione all’Ansa.
«E’ importante precisare – ha detto – che la norma esclude tutte le situazioni in cui la natura dei rapporti intercorrenti tra proprietario del veicolo e soggetto che ne dispone abbiano rapporti di parentela. Quindi non riguarda, per esempio, il figlio che guida la macchina del padre o situazioni simili». La norma non si applica anche in caso di «veicoli che rientrano nella fattispecie dei fringe benefit o delle vetture di servizio». Tra le categorie incluse, invece, ci sono «le società di autonoleggio, i veicoli in comodato, quelli di proprietà di minorenni non emancipati ed interdetti, quelli messi a disposizione della pubblica amministrazione a seguito di una pronuncia giudiziaria». Tutti casi cioè, spiega Vitelli, «in cui era necessario individuare uno strumento che permettesse l’identificazione certa del soggetto responsabile della vettura circolante e di eventuali violazioni al codice della strada e connesse sanzioni. Inoltre – precisa il direttore generale della Motorizzazione – un altro fenomeno che si è voluto contrastare con questa norma è quello delle intestazioni fittizie».