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domenica, 8 Settembre 2024

Thyssen, la rabbia dei familiari delle vittime: “Ci prendono in giro”. Saluzzo: “Non potevamo fare di più”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

E’ già tarda sera quando arriva una sentenza che per le famiglie delle vittime del rogo della Thyssen è l’ennesimo duro colpo da mandare giù. I due manager tedeschi condannati per quanto accaduto il dicembre del 2007 potranno godere della semi-libertà. A concederla a Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz la procura di Essen, in Germania, dove ai due già era stata diminuita la pena a 5 anni di carcere, in base alla normativa locale. 

L’ennesima beffa per le famiglie che chiedono giustizia: già a febbraio i due avevano evitato la pena, pur vedendosi rigettare un ricorso, per via dell’emergenza Covid. E ora la semilibertà: potranno lavorare di giorno, sempre per la ThyssenKrupp, e andare in carcere solo di notte. Previsti anche weekend di permesso in famiglia.

“Ci sentiamo presi in giro, siamo partiti da sedici anni di carcere e non ne hanno fatto neppure un giorno” sono le parole, pronunciate tra le lacrime, di Rosina De Masi, mamma di Giuseppe al procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo. La donna assieme agli altri familiari è in sit-in davanti alla Procura di Torino ed è stata ricevuta da Saluzzo che non ha potuto fare altro che ammettere la sua impotenza davanti alla giustizia tedesca: “Non abbiamo mai abbassato la guardia ma non possiamo incidere sulle leggi di un altro Stato. Capisco che questa notizia rinnova il vostro dolore e vi lascia scontenti, ma anche il ministero, a livello sia di pressione politica che di azione amministrativa, quello che poteva fare lo ha fatto. I due manager non potevano scontare la pena in Italia, ovvio che questa è un’esecuzione monca”. 

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