Non si arrendono. Continuano a rimanere a cinquanta metri di altezza, nel vuoto, su una gru in un cantiere di via Cigna. Quella su cui i cinque operai edili, quattro albanesi e un italiano, sono saliti lunedì e che da tre giorni è diventata la loro casa.
Nonostante il freddo e le temperature sotto zero non accennano a cedere. Sono determinati nella loro battaglia: essere pagati per il lavoro svolto.
Sulle spalle le famiglie da mantenere, da far mangiare e i figli da mandare a scuola. E c’è la dignità.
La dignità che non può essere calpestata e per cui hanno deciso di far sentire la loro voce.
Ora minacciano anche lo sciopero della fame. Non sono disposti ad alcun compromesso: le ditte del cantiere in cui hanno lavorato devono versare stipendi e contributi. Tutto quello che gli spetta.
A terra, polizia, vigili del fuoco e ambulanza presidiano la zona.
Lassù fa freddo, tanto freddo, e così hanno chiesto tute e coperte per ripararsi durante queste notti che sono diventate tre.
Intanto anche dal Comune stanno cercando una mediazione: a fare visita agli operai anche l’assessore al Lavoro, Domenico Mangone, e il consigliere di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone che ha espresso la sua vicinanza e il suo proposito: «Se lo stallo non termina oggi passerò anche io la notte sulla gru insieme ai lavoratori in lotta per i loro diritti – annuncia – Invito i miei colleghi anche appartenenti alle altre forze politiche ad accompagnarmi, magari a rotazione, e annuncio che pubblicherò una diretta twitter e facebook sugli aggiornamenti della nottata».
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