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sabato, 27 Luglio 2024

L'Auditorium “Arturo Toscanini" celebra i venti anni dell’Orchestra Sinfonica della Rai

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di Mara Martellotta
Quest’anno si inaugurano due stagioni musicali torinesi all’insegna del sacro. Martedì 30 settembre prossimo al Teatro Regio di Torino, quasi un’anteprima della vera e propria stagione lirica, verrà eseguita la celebre Messa da Requiem di Verdi, mentre giovedì 25 settembre, alle 21 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, la compagine Rai inaugura una nuova stagione di concerti, con cui celebra il suo ventennale, sempre all’insegna del sacro, scegliendo però un altro importante autore, Beethoven.
Sul podio Juraj Valčuha, il suo direttore principale, che negli ultimi anni l’ha guidata in una serie di importanti successi nazionali, come l’integrale delle nove sinfonie di Beethoven a Torino, e internazionali, come il debutto al Musikverein di Vienna, ad Abu Dhabi Classics, o in ritorno alla Philharmonie di Berlino. Il concerto, trasmesso in diretta su Radio3 e in live streaming sul sito www.osn.rai.it, vede in programma il capolavoro sinfonico-corale di Beethoven: la Missa solemnis in re maggiore op. 123. Protagonisti il soprano Veronica Cangemi, il mezzosoprano Eva Vogel, il tenore Jeremy Ovenden e il basso Andreas Scheibner. Con loro il Coro Maghini diretto da Claudio Chiavazza.
Cominciata nell’inverno del 1818 e destinata a celebrare l’insediamento dell’illustre allievo del compositore, l’arciduca Rodolfo, al vescovado di Olmütz, la Missa solemnis fu terminata solo cinque anni dopo. All’inizio Beethoven sapeva che poteva aver davanti a sé più di un anno di tempo per portare a termine il lavoro, ma era altresì consapevole di non poter procedere con la disinvoltura di un Haydn. Troppi problemi affollavano e turbavano la sua coscienza stilistica, soprattutto perché non avrebbe potuto, dopo la precedente esperienza della Messa in Do maggiore, affrontare il testo dell’Ordinarium secondo formule fossilizzate del cosiddetto “stile da Chiesa”. Beethoven avvertì l’esigenza di innovare, andando a recuperare nei grandi modelli del passato quelle suggestioni linguistiche e musicali che i suoi contemporanei rileggevano in chiave conservativa. Si documentò sui modi e le scale ecclesiastiche dei Kyrie e sui procedimenti compositivi degli antichi polimorfimismi. Ciò che risulta dalla Missa solemnis è un “inaudito” Beethoven che ha scandalizzato anche importanti filosofi e sociologi della musica tra cui Adorno.
Beethoven non poté mai udirne l’esecuzione completa, si immerse a fondo nello studio del gregoriano e della polifonia sacra, producendo una pagina che se da un lato spicca per ingegno intellettuale e monumentalità sonora, egli stesso si augurava potesse “giungere ai cuori”.

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