C’è del marcio nella ratifica del trattato sul Tav. Un imbroglio, denunciano gli attivisti del movimento No Tav e del Movimento Cinque Stelle che insieme si oppongono a quella che è stata soprannominata la grande opera inutile.
Alla vigilia della manifestazione nazionale che si terrà il 16 novembre in Val di Susa, gridano che smaschereranno la truffa.
Oggi quel Decreto Legge è approdato al Senato, dopo il sì della Camera.
«Un semaforo verde scontato – ha spiegato Daniel Ibanez, coordinatore francese del movimento degli oppositori dell’opera ferroviaria – perché il testo va ratificato dai parlamenti nazionali senza emendamenti».
Ma gli attivisti avvertono: alla fine del 2012 i rappresentanti dei governi di Roma e di Parigi hanno sottoscritto una modifica che ha previsto la riduzione del pedaggio per i Tir che transitano per i tunnel del Bianco e del Frejus dal 3,5% al 2,4%.
«E pensare che tra le tante accuse che ci hanno affibbiato – ha spiegato Claudio Giorno, del presidio No Tav Europa – c’è anche quella che il movimento era sovvenzionato dalla lobby del trasporto su gomma… Non siamo sovversivi, facciamo disobbedienza civile e se ci fosse un parlamento vigile, che controlla davvero cosa avviene nel Paese, sull’opera dell’alta velocità si sarebbe già fatta una commissione d’inchiesta».
Dunque la realtà descritta dal fronte del Sì è ben lontana da quanto accade veramente. Chi vive in quella terra, come denunciano ormai da anni, vive la militarizzazione quotidiana e la violenza di sentirsi derubati della propria valle: «La situazione nella valle -ha riferito Guido Fissore, consigliere comunale di Villar Focchiardo – è molto difficile. Si vive e ci si muove in un clima pesante. Abbiamo più militari nella valle di quelli dislocati a Herat e gli abitanti sono sottoposti a continui controlli. Se non nevica, basta essersi dimenticati in macchina le catene, per rischiare di prendersi una denuncia per trasporto di materiale pericoloso».
«Oggi più che mai – ha concluso il senatore cinquestelle Marco Scibona- è importante partecipare alla manifestazione, per far vedere che il movimento di opposizione all’opera è più vivo che mai e più forte la protesta alla luce di quello che è accaduto ieri: con il voto della Camera l’iter dell’accordo ha fatto solo metà strada ma al vertice italo-fracese, previsto per i prossimi giorni, verrà presentato dal governo italiano come se il testo avesse ottenuto il via libera di entrambi i rami del Parlamento».
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