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sabato, 27 Luglio 2024

Striscione laziale filonazista, occhi chiusi e curve aperte

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Continuano a fare discutere gli striscioni che gli ultras della Lazio hanno esposto in curva nord durante la partita con il Genoa in solidarietà dei loro “camerati” di Alba Dorata, dopo il duplice omicidio ad Atene di Manolis Kapellonis e Yorgos Fundulis, assassinati fuori da un circolo del partito.
Il primo striscione apparso nella curva nord dell’Olimpico di Roma è inequivocabile: “Il tramonto è rosso, l’alba dorata”. Il secondo aggiunge: “Manolis e Yorgos presenti” con il classico stilema retorico che ha sempre caratterizzato queste manifestazioni dell’estrema destra. Alba Dorata, movimento neofascista greco che ha ottenuto una rappresentanza nel parlamento ellenico, ha fatto più volte discutere per le sue azioni, come le spedizioni punitive e le aggressioni contro gli immigrati.
Non è una scoperta il fatto che la curva biancoazzurra abbia da sempre simpatie nell’estrema destra: basti ricordare un piccolo episodio di anni fa, nel dicembre 2005, quando in un match contro il Livorno, la cui tifoseria è notoriamente di sinistra, apparvero nel settore laziale bandiere con svastiche e croci celtiche.
E ancora, sempre in uno striscione, definirono Togliatti “criminale di guerra” per le foibe. In passato i laziali esposero la scritta “Onore alla Tigre Arkan”: il personaggio in questione era il capo di una milizia irregolare serba che si rese responsabile di gravissimi crimini e di atrocità durante la guerra dell’ex Jugoslavia. A quello striscione risposero i tifosi del Torino con un sarcastico “Onore al Gatto Silvestro”.
Ma oggi che tanto si discute sulla chiusura dei settori per cori razzisti o di discriminazioni territoriali, in pochi hanno chiesto la chiusura della curva nord dell’Olimpico. Solo l’Ucei, ossia l’Unione delle Comunità ebraiche, ha denunciato l’apologia di nazismo perpetrato con lo striscione per Alba Dorata. «Ogni pretesto, anche la barbara uccisione di due giovani, diventa, in determinate frange del tifo italiano, un valido pretesto per inneggiare e fare apologia di movimenti che hanno nel proprio dna il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia» sottolinea il presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna.
«Quanto accaduto nella curva della Lazio, con lo srotolamento di uno striscione in favore di Alba Dorata, segna una nuova tappa di un processo degenerativo cui guardiamo con forte preoccupazione. Il razzismo negli stadi è un fenomeno inammissibile e come tale deve essere trattato. Per questo auspichiamo un pronto intervento e severi accorgimenti da parte delle autorità competenti».
Parole nette, che però fino ad ora non sono state seguite da atti concreti e da una risposta delle istituzioni sportive. E in effetti c’è davvero da chiedersi come si possa tollerare questo tipo di manifestazioni senza che ci siano delle conseguenze, che in altre circostanze, dai “boo” razzisti alle discriminazioni territoriali, sono date ormai per scontate.
Com’è possibile pensare che allo stadio siano concepibili messaggi d’odio, come se le curve fossero zone franche in cui viene permesso e accettato quello che altrove non sarebbe permesso? Come è possibile, proprio in un momento in cui i movimenti populisti di estrema destra in tutta Europa rimettono fuori la testa rianimando fantasmi che sembravano confinati nei libri di storia, che allusioni al fascismo tanto palesi non siano raccolte per quello che sono in realtà, ossia dei preoccupanti campanelli d’allarme? Forse perché mentre si pensa solo al deficit e allo spread in termini di bilancio, non ci accorgiamo che siamo al tracollo anche in quelli della civiltà. E tutto questo per fare finta di nulla e permettere, negli stadi, che si inneggi al peggio che l’umanità è stato in grado di fare? Quanto oltre si deve fare per rompere il muro di menefreghismo e di viltà?

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