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sabato, 27 Luglio 2024

Stamina, intervista esclusiva a Davide Vannoni: “Ho le carte per difendermi”

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Nuovasocietà incontra Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation e ideatore del metodo che tanto sta facendo discutere.
Che cosa vuole rispondere a chi dice che il metodo Stamina è solo una truffa?
Che non hanno capito assolutamente nulla, perché il metodo Stamina non è ancora stato sperimentato. Il ministero della Salute si era proposto di sperimentarlo, ma ancora nulla è stato fatto. Il primo comitato scientifico (proposto dal ministero della Salute, ndr) è stato bocciato dal Tar, il secondo è stato nominato ma non si è ancora riunito, quindi nessuno può dire scientificamente né se la metodica funziona, sé se non funziona.
Lei sarebbe disponibile a fare sperimentare il metodo immediatamente?
Con delle garanzie di oggettività, sì.
Di quali garanzie parla? Non si fida dei comitati scientifici messi su dal governo?
Da quello che ho visto mi fido poco del governo in generale. L’unica garanzia vera che si può dare ad una sperimentazione è quella di mettere una cro, ovvero delle società estere che sono all’interno di tutte le sperimentazioni che si fanno e che controllano la correttezza della sperimentazione. Si tratta do società terze, indipendenti dal governo.
Che lei non si fidi della stampa italiana è palese. Che cosa dice invece di tutte le riviste estere che hanno bocciato il metodo Stamina?
L’unica rivista scientifica che ha bocciato Stamina è “Nature”, “Scienze” invece ha fatto un pezzo neutro. “Nature”, peraltro, non ha fatto articoli scientifici ma editoriali, parlando del metodo senza conoscerlo. Questo dice tutto.
Quindi secondo lei tutti si rifiutano di conoscere questo metodo?
Tutti si rifiutano di portare avanti una sperimentazione seria su una metodica applicata su una sperimentazione seria applicata su esseri umani dentro un ospedale pubblico italiano (quello di Brescia, ndr). È una follia.
Parliamo della piccola Nicole, la bambina di cui aveva messo il video sulla sua pagina Facebook, che ha suscitato molte polemiche, soprattutto dai genitori. Nei video mostrava alcuni presunti miglioramenti. Ci sono stati? Non ci sono stati?
I miglioramenti di questa bambina non sono stati dichiarati da Stamina o dai genitori, sono stati certificati dai suoi medici e da quelli di Brescia. I genitori possono essersi sbagliati, se si sono sbagliati anche tutti i loro medici, quelli di Brescia, quelli di Stamina, allora c’è qualcosa che non va.
Lei si è sempre rifiutato di depositare i brevetti della cura, perché? Non è un modo per evitare di far chiarezza sulla questione?
No, affatto. Un brevetto è diventato pubblico, è su internet, gli altri non li abbiamo depositati perché Stamina è una fondazione, per cui il suo scopo non è vendere farmaci.
Come pensa che la gente abbia i mezzi per capire i tecnicismi del brevetto? Non siamo tutti medici …
Qui deve pensarci la scienza. Che sia una scienza seria, di parte, senza pregiudizi. Serve una sperimentazione che guardi come stanno i pazienti. I bambini che non avrebbero dovuto superare l’anno di vita sono sopravvissuti. Alcuni lo riconoscono, altri no, per interesse personale.
Cosa risponde a chi l’accusa di essersi fatto pagare svariate migliaia di euro dai propri pazienti?
A Brescia nessuno ha mai pagato, nella società di San Marino, nel 2008, mi sono fatto pagare, ma nessuno ha mai guadagnato una lira, tantomeno io. Del resto pagare biologi e macchinari costa.
Non crede che le converrebbe far chiarezza una volta per tutte?
Noi non abbiamo mai detto di no a nessuna delle due commissioni farlocche. Nella prima ora sono tutti inquisiti.
È preoccupato per i processi che la vedono inquisita?
Il 3 aprile riguarda la richiesta di finanziamenti alla Regione Piemonte, noi abbiamo sempre fatto tutto in trasparenza e abbiamo le carte per dimostrarlo. Ci sono i termini per l’assoluzione.

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