Si sta scrivendo l’ultimo capitolo della tragica vicenda che ha visto come protagonista Giuseppe Virdò. La perizia balistica e l’esame autoptico hanno svelato che a provocare la sua morte è stato un colpo esploso dallo stesso Virdò e non la polizia. Un suicidio quindi.
È l’8 febbraio, un pomeriggio come tanti nel centro di Torino. La gente va in giro per i saldi o semplicemente “fa le vasche”.
L’uomo entra in un negozio di via Garibaldi, ma non vuole comprare nulla. A lui interessa la cassa. La commessa accortasi del comportamento sospetto chiama la vigilanza. Repentino l’intervento dell’agente dei Cittadini dell’Ordine, la guardia giurata Roberto Vigorito che però viene costretto da Virdò, armi in pugno, a salire su di una Fiat Multipla su cui siedono i due complici, Roberto Lopez e Catia Cardili. Poco dopo l’ostaggio viene liberato, mentre continua il folle inseguimento con le forze dell’ordine.
In corso Moncalieri scoppia l’inferno: dalla macchina bloccata esce con due pistole in pugno Virdò, una Beretta calibro 9 e una rivoltella calibro 22, Si punta la canna di una di queste alla tempia, agli agenti che lo circondano urla che è pronto a morire. Poi il conflitto a fuoco e il rapinatore cade senza vita sull’asfalto.
Ora, come detto i risultati balistici e autoptici che “scagionano” i poliziotti. Il medico legale, Roberto Testi, incaricato di eseguire l’autopsia, aveva da subito espresso i suoi dubbi sul fatto che l’uomo fosse morto a causa di un proiettile esploso dalla polizia. L’ogiva aveva perforato la tempia di Virdò da destra a sinistra, mentre gli agenti avevano sparato dalla parte opposta. Insomma alcuni dettagli non combaciavano con la prima ricostruzione fatti.
Pare che alla base del suicidio ci fosse una depressione che aveva colpito Virdò da quando aveva perso il lavoro.
Da una settimana faceva discorsi strani dicendo alla moglie, l’ungherese Anikò Dienes di 40 anni, che voleva morire e che avrebbe provocato la polizia affinché lo uccidessero perché lui non ne aveva il coraggio. Quel “coraggio” che avrebbe trovato poi in quei brevi istanti in corso Moncalieri.
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