Cinquantasei pagine per spiegare le motivazioni con cui il Consiglio di Stato ha annullato le votazioni regionali del 2010 in Piemonte, confermando quanto sentenziato già dal Tar.
Roberto Cota salì sulla poltrona di governatore grazie alle firme false della lista capitanata da Michele Giovine: «Una volta constatato che vanno sottratti al candidato presidente signor Cota i 15.805 voti attribuiti alla lista Pensionati per Cota nella circoscrizione elettorale della Provincia di Torino – si legge nella sentenza – va confermata la sentenza di primo grado che ha disposto la rinnovazione della competizione elettorale».
«Va infatti condivisa – spiegano i giudici – la valutazione finale secondo cui l’avvenuta partecipazione alla competizione elettorale di una lista che non doveva esservi ammessa comporta l’integrale annullamento del verbale di proclamazione degli eletti, con la conseguente rinnovazione delle relative operazioni».
Insomma scripta manent. Non pare esserci via d’uscita per il leghista che però continua a ribellarsi lanciando gli ultimi strali per difendersi: «La democrazia è stata violata e calpestata. Le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato hanno dell’incredibile – ha commentato il governatore – spiegheremo a tutti i piemontesi che cosa hanno fatto».
I giudici di Palazzo Spada sono anche entrati nel merito dello scontro Bresso-Cota di cui si aspetta ancora il “risultato” in sede civile: «Anche per considerazioni di buon senso – dicono – sarebbe incongruo e palesemente irrazionale un ordinamento che richieda una ulteriore sentenza del giudice civile e non ritenga sufficiente quella penale».
Immediate le reazioni di soddisfazione: «Dinanzi al falso accertato – è il commento dell’avvocato Pellegrino – e alla luce della legge elettorale che rende decisivo il voto alla lista per il successo del presidente, l’esito non può che essere di annullamento delle elezioni anche per garantire l’effettività di tutela costituzionalmente garantito». «Mi sembra una sentenza che fa piena giustizia e fuga ogni dubbio e perplessità per chi ancora ne avesse» ha aggiunto l’avvocato Paolo Davico Bonino.
Di parere diametralmente opposto è l’avvocato di Giovine secondo cui i giudici «attenuano le motivazioni del Tar, indorandoci la pillola su alcuni passaggi, ma rimangono surreali e fuori dallo stato di diritto». «E’ una sentenza giornalistica per non addetti ai lavori. Il relatore poi non può aver studiato tutto in un pomeriggio».
Ora che la clessidra della giunta Cota pare far cadere gli ultimi granelli di sabbia, si attende la risposta al ricorso dei Fratelli d’Italia, fatto nella speranza di regalare ancora un po’ d’aria al “carroccino”.
RIPRODUZIONE RISERVATA