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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Vittorino Merinas

Il 17 dicembre papa Bergoglio ha compiuto 80 anni, celebrati con una larga e non formale partecipazione di grandi e soprattutto di minimi che sentono il suo passo cadenzato con il loro nelle periferie della vita. “Papa Francesco è la spada sguainata di una chiesa nuova… che assegna i meriti e pareggia i torti” Un quasi distico epico-religioso assai suasivo del certo non bigotto Erri De Luca. Suasivo purché quel “nuova“ non denoti una chiesa già rinnovata, ma quella cui mira il pontificato di Francesco. Compito tuttora in fieri, affidatogli, eleggendolo, dai suoi confratelli cardinali.

Ma dov’è giunta l’opera? Sciocco pensarla impegno di poco conto, facilmente e velocemente realizzabile. Si tratta, infatti, di un intervento su un organismo centrale di un’istituzione religiosa, di per sé conservatrice, apparentemente omogenea, in realtà assai variegata; con duemila anni di vicende complesse e contrastanti, nei quali si sono affastellati dogmi su dogmi difficili da dipanare per un serio e fecondo suo confronto con un presente che le è profondamente estraneo ed indigesto.

A Francesco è stato affidato il peso di instradare questa estenuante impresa. Non è privo delle doti necessarie. Uomo concreto, affronta la vita passo dopo passo senza preventivi progetti, ma affidandosi con discernimento all’ispirazione del momento per avviare realistici cantieri.

…Ripercorrendo questi quattro anni di pontificato, ciò che balza agli occhi non è, però, la riforma attesa, ma una rivoluzione in atto, sicuramente né premeditata da Francesco né suggerita da altri: la frantumazione della secolare e consolidata icona papale. E’ avvenuta di per sé. E’ bastato che Francesco, anziché accomodarsi fiero sull’alto ‘trono’ di Pietro, sia rimasto il prete di strada, ‘callejero’, di sempre: modesto, parco, non fastoso. Indimenticabile il modo in cui s’affacciò, appena eletto, alla loggia di San Pietro. Inimmaginabile il rifiuto dei trecento metri quadri di dimora pontificia per un semplice alloggio in Santa Marta nella cui chiesetta, come un anonimo parroco di campagna, condivide le sue riflessioni mattutine che hanno la fragramza della realtà da cui promanano. Impensabile, prima di lui, un papa che di persona salda il conto con l’albergo dove ha soggiornato, va dall’ottico per un paio d’occhiali, dal calzaturiere per delle scarpe ortopediche. Un papa che telefona a chi è in affanno per dare conforto, si frammischia e dialoga con la gente com’era suo costume, che manifesta l’irrealizzabile desiderio di mangiarsi una pizza come tutti.

Questo era Jorge Bergoglio, questo è rimasto Francesco. Molti codini, tonacati e no, l’accusano di dissacrare l’immagine del vicario di Cristo. Certo è inidoneo e si è sottratto al ruolo di voce oracolante dall’alto, oggetto di vacua adorazione. Eppure, la sua parola gode di autorevolezza anche in chi non profuma d’incenso e la sua funzione papale non è meno rigorosa seppur esercitata con modestia e garbo. Se, come dice la dottrina cattolica, Dio s’è fatto uomo per essere compagno delle sue creature, perché un uomo deve trasformarsi in simulacro di Dio per acquisire autorità?

Questa ‘riforma’ non era certo prevista né, con tutta probabilità, desiderata dai cardinali che lo elessero. Li interessava un cambiamento radicale nella curia romana, malata d’autoritarismo soffocante le chiese locali. Avendone sperimentato egli stesso l’incubo ed il peso, Francesco si dispose a quell’incarico, né facile né celere, costituendo una Commissione di otto cardinale affinché lo consigliassero nell’attuarlo. Nel frattempo affrontava altri gravi problemi. Innanzitutto lo IOR, la discussa banca vaticana dalle non più occultabili dubbie attività. Un’impresa difficile, complessa e controversa. Francesco avrebbe voluto un atto radicale che trasferisse le operazioni finanziarie ad organismi extraecclesiastici. Gli fecero capire che quel tipo di panni era meglio lavarseli in casa! L’opera, comunque, sembra conclusa. Sarà tutto trasparente? E’ dominabile lo sterco del demonio? In secondo luogo, la piaga della pedofilia, colpita ora con norme rigorose. Saranno risolutive trattandosi del vissuto di persone già con una sessualità repressa da un’assurda legge celibataria?

Anche la riforma della curia sembra avvicinarsi al terminal. La Commissione degli otto ne ha tracciato le linee maestre. Non ritocchi, ma ristrutturazione, come conferma Francesco nel discorso ai curiali per gli auguri natalizi, dove ne delinea i pilastri portanti, tutti ispirati dai concetti di missionarietà e pastoralità della chiesa. Una riforma, egli sottolinea, che “sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini “rinnovati” spiritualmente, umanamente e professionalmente e non semplicemente con “nuovi” uomini.” Un leitmotiv della predicazione di Francesco. (Figlio, 1)

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