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sabato, 27 Luglio 2024

Sogno d’una notte di mezza estate: il grande interpello comunale

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

La pubblicazione nella settimana di ferragosto del “grande interpello” per tutte le posizioni organizzative della Città di Torino sta suscitando non poche perplessità ed interrogativi. Per i non addetti alle questioni “comunali” si tratta di ruoli amministrativi paragonabili ai “quadri” delle aziende private o ad una figura simile alla “vice dirigenza”. 
A circa otto mesi dalle elezioni amministrative, e dopo un concorso per dirigenti che ha avuto una partenza piuttosto accidentata (come abbiamo già raccontato), la sindaca Chiara Appendino ha deciso di rimettere in discussione tutti i “quadri” della macchina amministrativa comunale. Chiunque se ne intenda un po’ di gestione del personale e di management non comprende come si possa ridiscutere realmente tutte le figure professionali sub dirigenziali contemporaneamente e per di più in prossimità della scadenza del mandato, elettorale in questo caso. In nessuna organizzazione può esistere una intercambiabilità così perfetta, a meno che non si sia nella Cambogia dei Khmer Rossi
Il dubbio, che però sarà certezza solo al termine della procedura, è che si possa trattare non di una vera e propria rivoluzione, se infatti delle circa 450 posizioni organizzative messe a bando ci saranno quasi solamente conferme di incarichi sarà evidente che non sarà stata una vera riorganizzazione.
Ciò sarebbe però particolarmente grave perché in sostanza la sindaca e il suo segretario generale avrebbero messo a bando degli incarichi sapendo a priori a chi conferirli, volendo quindi sostanzialmente confermare lo status quo
Se invece di riorganizzazione vera e propria si tratterà al termine dell’interpello ci saranno, nella maggioranza dei casi, persone nuove a ricoprire queste funzioni di posizione organizzativa. Il tutto avverrà in una struttura amministrativa nella quale saranno inseriti dirigenti nuovi (sub judice in caso di ricorsi) e con un mandato politico che terminerà pochi mesi dopo. In questo caso a farne le spese saranno sicuramente i cittadini i quali riscontreranno non pochi problemi legati, quantomeno, al cambio di responsabile dell’ufficio, il quale, per quanto volenteroso, bravo e competente, dovrà avere il tempo necessario per comprendere il proprio nuovo incarico.
Che la macchina comunale abbia bisogno di essere riorganizzata crediamo sia ormai evidente a ciascun torinese, basti pensare i mesi di attesa per il rilascio di una carta di identità, e la stessa sindaca Appendino aveva inserito il tema nella propria agenda politica.
Se però questa riorganizzazione era così urgente perché ridursi agli ultimi otto mesi di mandato? Perché poi operare in modo così indiscriminato? Basta pensare che non più tardi di pochi mesi fa l’amministrazione ha provveduto a nominare nuove posizioni organizzative ed ora anche queste vengono inserite nel “grande interpello”. Perché? Si intendono nominare nuove persone o confermare questi appena nominati? 
Se si tratterà di vera e propria riorganizzazione o meno lo sapremo solo al termine della procedura, verso la fine dell’anno, e sarà poi a chi di dovere porsi le domande se vi sono stati o meno comportamenti da attenzionare, sarà però chiaro per ogni torinese che la “riorganizzazione dal basso” partendo dai “bisogni dei cittadini” e con la “collaborazione dei dipendenti comunali”, così come era scritto nel programma elettorale di Appendino, è l’ennesima promessa mancata ed occasione persa non per la sindaca o per la Giunta, che reggono per fortuna solo pro tempore Torino, ma per tutta la Città.

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