Vladimir Putin ci prova. Dopo le accesissime polemiche che si sono abbattute sui giochi olimpici invernali di Sochi 2012 per le scelte politiche e culturali russe che uccidono la libertà dell’individuo come quelle della propaganda gay e contro la blasfemia, il presidente della Federazione Russa cerca di calmare gli animi chiamando le Tatu, le due cantanti sbalzate in cima alle classifiche alcuni anni fa per i loro baci lesbo, alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi.
Il direttore generale della televisione di Stato “Primo Canale”, Konstantin Ernst, il “maestro di cerimonie di Putin”, ha smentito che la scelta sia ricaduta su di loro per questo motivo ma solo perché sono state «uno dei pochi gruppi musicali russi a raggiungere un successo di livello mondiale».
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Ma a dare spettacolo non ci sarà solo la coppia di pseudo lesbiche, al secolo Elena Katina e Yulia Volkova, ma anche ciò che da sempre caratterizza la Russia come musica classica e balletto.
Poi un tuffo nel passato ripercorrendo tutta la storia nazionale con cenni ai Giochi Estivi di Mosca 1980, badando bene però a non rimembrar i tempi della Rivoluzione d’Ottobre, Stalin e Lenin.
In ogni caso la punta di diamante saranno le Tatu, che anche se si sono sciolte da anni, tornano a esibirsi. Nella scaletta alcuni loro grandi successi come “All the things she said” e “Not gonna get us”. Quest’ultima Ernst l’ha definita «in un certo senso la canzone è simbolica per gli atleti» perché «ognuno tra essi conta sul fatto che non sarà raggiunto dagli avversari, e quindi servirà loro da incoraggiamento».
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