Due pacifisti hanno rispolverato la bandiera della pace e l’hanno appesa insieme a un cartello davanti al Comune, in quello spazio che è diventato tradizionale ritrovo di ogni tipo di protesta. «Siamo due cittadini molto preoccupati – dichiarano i protagonisti dell’iniziativa – e ci rivolgiamo alla sindaca Appendino perché si sta precipitando verso la guerra diffusa, con la sola ferma opposizione del Papa. Chiediamo ai sindaci di dissociarsi da queste politiche dissennate e per questo ci appelliamo a Chiara Appendino a cui abbiamo chiesto un incontro». A parlare sono Antonio Grassedonio e Ferdinando Vurchio. «Non vogliamo sentirci complici di queste politiche criminali in un Paese in cui ogni giorno vengono spesi 62 milioni in armamenti e la cifra è destinata a crescere», aggiungono i due che ammettono, senza far polemiche, che su questi temi da questa giunta forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di più, almeno una presa di distanza rispetto a quanto sta accadendo in un mondo in cui si torna a parlare di pericolo nucleare.
A furia di parlare di guerre la gente si abitua, tanto riguarda sempre “gli altri”, e una bandiera arcobaleno fa sempre bene nei tempi dominati da Putin, Trump e Erdogan. Poco distante in Piazza Castello presidio di un gruppo di curdi con bandiere in cui era ritratto Ocalan il leader del PKK. I manifestanti hanno scandito duri slogan contro il leader della Turchia denunciando il sempre più drammatico quadro ora vissuto dal popolo curdo in quella realtà.