Poche ore dopo l’annuncio da parte del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale, Stefano Lo Russo, di una mozione per avviare il progetto Torino capitale della Cultura dell’Europa per il 2033, arriva la replica della maggioranza pentastellata.
Valentina Sganga, capogruppo M5s in Sala Rossa, parla di «obiettivo condivisibile perché è un appuntamento che potrebbe impegnare seriamente l’amministrazione che seguirà alla nostra per arrivare, come da cronoprogramma, a presentare la candidatura nel 2027», di una «candidatura a Capitale Europea della Cultura non si improvvisa, tant’è che gli stati membri devono raccogliere le candidature con almeno sei anni di anticipo. Proprio per questo diventa strategica un’altra importante sfida: quella di Capitale Italiana della Cultura del 2021».
Spiega Sganga: «L’assessorato alla Cultura, sta lavorando in questa prospettiva: un percorso per giocarsi l’importante chance europea non può che partire da un primo banco di prova nazionale, ma fondamentale, per costruire rapporti e intessere relazioni, non solo con le altre capitali culturali, ma anche con le parti sociali e d’impresa che operano nel nostro capoluogo. Lavorando fin da subito a costruire quell’ecosistema indispensabile a raccogliere le sfide richieste dalla candidatura italiana ed europea».
L’esponente grillina non risparmia attacchi al Partito Democratico, soprattutto dopo la pubblicazione delle intercettazioni provenienti dall’inchiesta sulla Fondazione del Salone del Libro: «È evidente che una precondizione per costruire una proposta valida di sviluppo culturale, tanto per il 2021, quanto in futuro per il 2033, è avere delle istituzioni salde e risanate – aggiunge – Da questo punto di vista la mano tesa di chi, per anni, ha fatto finta di niente, lasciando debiti e istituzioni fragili, ci lascia perplessi. In particolare, dopo due anni passati a mettere in sicurezza le nostre istituzioni culturali, che la proposta, pur lodevole, arrivi oggi con tutti gli imbarazzi che l’inchiesta sulla Fondazione del Salone del Libro sta procurando alla vecchia amministrazione e a tutto il centrosinistra piemontese non è certamente un caso».
«Per questo forse prima di avventurarsi in proposte di questo tipo sarebbe bene che il Pd avvii una autocritica su come ha gestito il sistema culturale in questi ultimi vent’anni. L’interesse del bene pubblico non è sempre stato messo davanti a quelli di consorterie private vicine al Pd e questo non è la premessa migliore per chi vorrebbe ora dettare l’agenda culturale di Torino», conclude Valentina Sganga.