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sabato, 27 Luglio 2024

Salvini: “Sulle panchine rosse si siedono i papponi. Per le donne strade con meno immigrati”. Ed è bufera

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di Bernardo Basilici Menini

Una battuta di troppo su un tema controverso e la bufera scoppia. Matteo Salvini, intervistato da La Stampa a proposito dell’ormai nota vicenda della panchine rosse contro la violenza sulle donne, tra un attacco alla Fornero da un lato e una sparata sull’immigrazione dall’altro, ha pronunciato la frase incriminata: «chissà chi si sarebbe seduto sopra. Vuole sapere la risposta? Spacciatori e papponi». Durante la campagna elettorale i toni si alzano, così passano spesso inosservate dichiarazioni che altrimenti farebbero discutere (nella stessa intervista Salvini afferma che per la sicurezza delle donne «servono meno immigrati»), ma questa volta sembra che il leader del Carroccio abbia decisamente oltrepassato il limite. A stretto giro sono arrivare le reazioni di forte indignazione, dal mondo del centrosinistra cittadino e dal web. E così si sono moltiplicati i flashmob che dalla rete alla strada hanno testimoniato una forte presa di posizione contro le frasi di Salvini. In diversi sono scesi in strada e si sono scattati una foto con le famose panchine, pubblicando il materiale su internet con l’ashtag #iononsonounpappone.

Il punto, ribadiscono tutti, è che le panchine rosse sono un simbolo testimone di una battaglia importante, spazi di ritrovo per giovani e anziani, uomini e donne. Che non merita di essere svilito da frasi lapidarie. Anna Rossomando, parlamentare del Partito Democratico, è intervenuta sul tema, sostenendo come «Attaccare le Panchine Rosse significa svilire l’importanza della lotta contro la violenza di genere». Che la faccenda fosse destinata a fare discutere lo si era capito dal principio, da quando la Lega ha deciso di andare contro alla delibera della maggioranza del Consiglio comunale di Torino che prevedeva l’installazione di altre dieci panchine rosse contro il femminicidio.

Dopo le accuse cadute sulla Lega, i suoi esponenti hanno cercato di correre ai ripari, esponendo le motivazioni del gesto e finendo dalla padella nella brace. Roberto Carbonero, consigliere leghista in Sala Rossa, non ci sta e se la prende con il colore delle panchine: «Dipingerle di rosso è un affronto, una strumentalizzazione politica sotto elezioni». Il capogruppo dei padani, Fabrizio Ricca, sembra procedere con un approccio moderato: «Voterei le panchine rosse, se prima Fassino riparasse tutte le altre panchine rotte». Ma poi, come il collega, si schiera contro il rosso della panchine : «In un parco meglio colorarle di verde, non stona così tanto col contesto». Aveva provato a sottolineare il problema Roberta Borio, consigliera di circoscrizione leghista, parlando di un «errore politico», lamentando la scarsa democrazia interna al partito. Peccato che proprio Salvini l’abbia zittita, dicendo che dovrebbe frequentare di più i gazebo della Lega, e, in riferimento al bassissimo numero di donne candidate tra le liste del Carroccio, ha chiosato «Se per donne si intende la Guidi, la Fornero e la Boschi, preferisco non averle».

«Riteniamo gravi e inaccettabili le dichiarazioni del Segretario della Lega Nord sulle panchine rosse installate a Torino –dicono Lucia Centillo e Laura Onofri, consigliere del Pd- La nostra città è da tempo impegnata a realizzare progetti, iniziative e attività a sostegno della prevenzione e contrasto alla violenza di genere, un tema importante che deve essere affrontato in modo trasversale e inclusivo, senza strumentalizzazioni politiche. Quelle panchine, simbolo della violenza di genere, rientrano tra le iniziative promosse dall’Amministrazione per promuovere una cultura attenta e sensibile al tema.

«Auspichiamo che il tentativo di trasformare la prevenzione alla violenza di genere in terreno di scontro politico non abbia seguito e che non metta in discussione quanto realizzato fino ad oggi», concludono Centillo e Onofri.

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