17.1 C
Torino
domenica, 8 Settembre 2024

Roberto Saviano punta il dito contro il presidente della Figc Giancarlo Abete

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

«Una comoda scorciatoia». Questo e nient’altro è il capo ultrà Genny ‘a Carogna nella faccenda dell’Olimpico secondo lo scrittore Roberto Saviano. L’autore di “Gomorra” torna a lanciare dichiarazioni provocatorie e punta il dito contro il Presidente della Lega Calcio Giancarlo Abete, responsabile, secondo lui, del disastro nella finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. «Genny ‘a Carogna è la comoda scorciatoia, ma sono altri i responsabili dei disastri degli ultrà. Uno tra tutti Giancarlo Abete. Sapete chi è? Abete è il presidente della FIGC, quell’organo che un ruolo nella riforma del calcio pure avrebbe dovuto averlo» scrive infatti su Facebook.
Poi continua, e le sue sono parole pesanti. « Forse il nome non vi dirà molto, ma il volto sì, poiché predilige essere intervistato al termine delle partite della nazionale: nei momenti fatui». Un limitarsi volontariamente le responsabilità, insomma, di Abete, che da parte sua ha commentato i fatti dell’Olimpico affermando che « il calcio e’ vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere. E’ un dato di fatto: in alcuni stadi gli ultrà hanno un ruolo inaccettabile».
«Sapete che questo signore (Abete, ndr) è stato nominato il 2 aprile 2007, ovvero due mesi dopo la morte di Filippo Raciti a Catania?Da allora sono passati sette anni, un’eternità – continua Saviano – Nulla è cambiato e lo spettacolo visto ieri descrive lo stato comatoso dello sport più importante in Italia. Perché c’è bisogno di un Presidente della Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio, ndr) se il risultato è questo? Perché in Italia i vertici non hanno mai alcuna responsabilità nei fallimenti?» si chiede lo scrittore.
La conclusione è un rimando al cantautore Fabrizio De André: «La rabbia e l’indignazione vanno indirizzate perché altrimenti De André avrà per sempre ragione e assisteremo inermi all’ennesima occasione in cui lo Stato si costerna, si indigna e si impegna, poi getta la spugna con gran dignità».
 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano