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giovedì, 12 Dicembre 2024

Rimborsopoli, assolto Cota. Quindici assoluzioni e dieci condanne

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di Bernardo Basilici Menini

Si chiude la questione delle spese pazze dell’ex governatore del Piemonte Roberto Cota, almeno per il primo grado di giudizio. Dopo due anni di battaglia legale i giudici hanno assolto quindici dei venticinque imputati, ex presidente della Regione incluso, condannandone invece altri dieci per il reato di peculato.

Tra i secondi ci sono Michele Giovine (3 anni e 10 mesi), Andrea Stara (3 anni e 4 mesi), Michele Formagnana (2 anni e 8 mesi), Angiolino Mastrullo (2 anni e 6 mesi), Alfredo Tentoni (2 anni e 5 mesi), Alberto Cortopassi (2 anni e 1 mese), Rosanna Costa (2 anni e 1 mese), Daniele Cantore (1 anno e 8 mesi), Giovanni Negro (un anno e 4 mesi), Augusta Montaruli (4 mesi). Per Giovine e Stara scatta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per gli assolti, invece, “il fatto non sussiste”. Tutti quanti si aggiungono ai quattordici che scelsero la via del patteggiamento e ai quattro che optarono per il rito abbreviato, chiudendo così il cerchio.

Il filone centrale del processo riguardava le spese che gli imputati hanno sostenuto durante il periodo di governo di Roberto Cota: centinaia di migliaia di euro “passati” dalla Regione come rimborsi, spesi per acquisti di vario genere, che secondo i Pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi, che avevano chiesto pene tra i sedici mesi e i quattro anni e 4 mesi, non avevano niente a che fare con l’attività politica: vestiti per bambini, cocktail, sigarette, gioielleria, borse e accessori firmate. Secondo il giudice, invece, tutte spese che non possono far parlare di un illecito.

«Sono contento, fin dall’inizio sapevo di essere innocente». Così ha commetnato la sentenza Roberto Cota. «Sono stato fatto oggetto di attacchi ignobili, e ho sofferto tanto. Ma è giusto avere fiducia, una parte del sistema funziona». Poi, riferendosi alla battuta del presidente del Consiglio Matteo Renzi sulle mutande verdi, fatta durante la visita di ieri a Torino, ha detto che il premier «farebbe bene a stare zitto e a interpretare con maggiore dignità il ruolo che ricopre. Sembra un venditore di pentole».

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