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lunedì, 2 Dicembre 2024

Riforme o voto anticipato?

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

La politica italiana è nuovamente incartata? Scorrendo i vari quotidiani e i diversi siti che riportano le notizie – tra scarsi contenuti e molti gossip – si direbbe di sì. La sfida la conosciamo tutti e lo steso Renzi è stato quantomai chiaro nel suo recente intervento alla Camera e al Senato. E cioè, o si fanno tutte le riforme insieme oppure si corre dritti alle elezioni anticipate. È difficile, molto difficile oggi prevedere che cosa accadrà. Una cosa è certa: le elezioni anticipate – sussurrate, minacciate, promesse o negate – restano dietro l’angolo. E questo per molti motivi. Al di là della naturale, umana e comprensibile “resistenza” della stragrande maggioranza dei parlamentari che, pur di conservare lo scranno dopo l’abolizione del Senato, sarebbero disposti a fare carte false pur di non andare a casa. Ma queste “condizioni personali” non sono sufficienti per “tirare a campare”. Renzi l’ha detto con chiarezza: o riforme organiche e complessive o voto. Al di là di tante analisi e al di là degli stessi desideri personali…
Ma il nodo, come tutti sanno, è proprio questo: e cioè, c’è la sufficiente volontà, e soprattutto convergenza, politica per far partire realmente un complessivo e organico impianto riformatore senza limitarsi agli ormai consueti annunci? Conosciamo i limiti politici per centrare questo alto e nobile obiettivo. Innanzitutto quando dura una maggioranza politica di governo alquanto disomogenea? Un grande partito di centro sinistra, il Pd, che governa con un partito, l’Ncd, – seppur misterioso nella sua identità e nella sua prospettiva – di destra e con un partito, Scelta Civica, ormai diventato un ectoplasma. Ci sono, inoltre, 2 maggioranze. Una per il Governo e una per le riforme elettorale e istituzionale. In terzo luogo c’è, di fatto, una alleanza con Forza Italia manifestata a più riprese dallo stesso Berlusconi non solo sul capitolo delle riforme tecnico istituzionali ma anche su quelle economiche, della giustizia e del lavoro.
Insomma, il quadro politico, al di là della tenacia, della volontà e della determinazione del Premier, è aperto a qualunque scenario. E il voto anticipato, ormai è inutile negarlo, è entrato nell’agenda politica. Per il semplice motivo che ormai se ne parla apertamente e, come tutti sanno, quando un argomento entra nel circuito mediatico, non è mai per caso. Adesso si tratta di valutare qual è l’obiettivo politico del Partito democratico. E cioè se, vista la situazione complessiva, intende mantenere ferma la barra delle riforme a qualunque costo e con chi ci sta o se, al contrario, si vuole privilegiare la coerenza politica facendo, comunque sia, le riforme ma solo dopo un passaggio elettorale che potrebbe confermare un quadro politico più coerente e più stabile per dare governabilità e appunto stabilità al nostro paese.
Saranno le prossime settimane a dirci quale delle due strade sarà perseguita. È indubbio, però, che l’intero quadro politico è tornato in “movimento”, per usare una terminologia cara ai commentatori politici. E questo “movimento” potrebbe sfociare, appunto, in una lenta ma inesorabile corsa alle elezioni. Occorre anche prepararsi a questo esito. Del resto, abbastanza frequente nella storia politica italiana.

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