La politica italiana è nuovamente incartata? Scorrendo i vari quotidiani e i diversi siti che riportano le notizie – tra scarsi contenuti e molti gossip – si direbbe di sì. La sfida la conosciamo tutti e lo steso Renzi è stato quantomai chiaro nel suo recente intervento alla Camera e al Senato. E cioè, o si fanno tutte le riforme insieme oppure si corre dritti alle elezioni anticipate. È difficile, molto difficile oggi prevedere che cosa accadrà. Una cosa è certa: le elezioni anticipate – sussurrate, minacciate, promesse o negate – restano dietro l’angolo. E questo per molti motivi. Al di là della naturale, umana e comprensibile “resistenza” della stragrande maggioranza dei parlamentari che, pur di conservare lo scranno dopo l’abolizione del Senato, sarebbero disposti a fare carte false pur di non andare a casa. Ma queste “condizioni personali” non sono sufficienti per “tirare a campare”. Renzi l’ha detto con chiarezza: o riforme organiche e complessive o voto. Al di là di tante analisi e al di là degli stessi desideri personali…
Ma il nodo, come tutti sanno, è proprio questo: e cioè, c’è la sufficiente volontà, e soprattutto convergenza, politica per far partire realmente un complessivo e organico impianto riformatore senza limitarsi agli ormai consueti annunci? Conosciamo i limiti politici per centrare questo alto e nobile obiettivo. Innanzitutto quando dura una maggioranza politica di governo alquanto disomogenea? Un grande partito di centro sinistra, il Pd, che governa con un partito, l’Ncd, – seppur misterioso nella sua identità e nella sua prospettiva – di destra e con un partito, Scelta Civica, ormai diventato un ectoplasma. Ci sono, inoltre, 2 maggioranze. Una per il Governo e una per le riforme elettorale e istituzionale. In terzo luogo c’è, di fatto, una alleanza con Forza Italia manifestata a più riprese dallo stesso Berlusconi non solo sul capitolo delle riforme tecnico istituzionali ma anche su quelle economiche, della giustizia e del lavoro.
Insomma, il quadro politico, al di là della tenacia, della volontà e della determinazione del Premier, è aperto a qualunque scenario. E il voto anticipato, ormai è inutile negarlo, è entrato nell’agenda politica. Per il semplice motivo che ormai se ne parla apertamente e, come tutti sanno, quando un argomento entra nel circuito mediatico, non è mai per caso. Adesso si tratta di valutare qual è l’obiettivo politico del Partito democratico. E cioè se, vista la situazione complessiva, intende mantenere ferma la barra delle riforme a qualunque costo e con chi ci sta o se, al contrario, si vuole privilegiare la coerenza politica facendo, comunque sia, le riforme ma solo dopo un passaggio elettorale che potrebbe confermare un quadro politico più coerente e più stabile per dare governabilità e appunto stabilità al nostro paese.
Saranno le prossime settimane a dirci quale delle due strade sarà perseguita. È indubbio, però, che l’intero quadro politico è tornato in “movimento”, per usare una terminologia cara ai commentatori politici. E questo “movimento” potrebbe sfociare, appunto, in una lenta ma inesorabile corsa alle elezioni. Occorre anche prepararsi a questo esito. Del resto, abbastanza frequente nella storia politica italiana.