Sono 45.900 i nuclei famigliari che hanno presentato domanda per il reddito di cittadinanza in Piemonte. Questi i dati forniti dall’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte: 25.500 (55,5%) dei richiedenti sono donne, 20.400 gli uomini. 116 mila il numero complessivo di famiglie che nel 2019 potrebbe aver diritto a richiedere il sostegno economico: oltre il 60.700 nell’area metropolitana di Torino.
E l’assessorato piemontese, dopo l’intesa in Conferenza Stato-Regioni si sta «attrezzando per dare attuazione concreta al reddito di cittadinanza, che in Piemonte dovrebbe rivolgersi a una platea stimata di circa 250 mila potenziali beneficiari, pari a 116 mila nuclei familiari».
In Piemonte dovranno essere assunti circa 250 operatori nei centri per l’impiego (dei 4 mila previsti a livello nazionale) «a cui si aggiungeranno un centinaio di assunzioni a tempo determinato, con possibilità di stabilizzazione, previste dal piano di potenziamento concordato dalle regioni con il precedente governo».
I navigator che saranno in servizio Piemonte sono invece 176, di cui 107 in provincia di Torino. Questi potranno svolgere attività di assistenza tecnica a supporto «ma non in sostituzione, delle funzioni e dei servizi dei centri per l’impiego, che restano centrali nella presa in carico delle persone in cerca di lavoro». Entro un mese, la Regione stipulerà una convenzione con l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro per «definirne nel dettaglio le mansioni».
«L’intesa raggiunta con il governo consente di procedere con l’atteso potenziamento dei centri per l’impiego, mettendo a disposizione delle persone le attività indispensabili per evitare che il reddito di cittadinanza resti una misura esclusivamente assistenziale – spiega l’assessora al Lavoro, Gianna Pentenero – il Piemonte sta lavorando a un modello di gestione integrata delle politiche attive del lavoro e degli interventi di carattere socio-assistenziale, per una presa in carico complessiva della persona, in continuità con il modello del Rei, il reddito di inclusione sociale», conclude Pentenero.