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domenica, 8 Settembre 2024

“Questa non è una pipa”. Appendino non chiede scusa, Ricca cita René Magritte e per Morano la sindaca resta “bugiarda”

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di Andrea Doi

“Non ho nulla di cui scusarmi”, assicura la sindaca di Torino Chiara Appendino in riferimento alle presunte bugie dette in Sala Rossa da lei sugli appuntamenti a vuoto con la ormai ex presidente della Fondazione Torino Musei Patrizia Asproni
Risponde così, all’interpellanza generale a seguito delle lettere e mail mostrate dal consigliere Morano, che dimostrerebbero come l’Asproni in realtà avesse più volte cercato contatti con l’amministrazione comunale.
Appendino non chiede scusa dicevamo, ma, allo stesso tempo, non sembra essere così toccata dal fatto che le si dia della bugiarda, al punto da portare l’opposizione a chiedere reiteratamente che se riteneva fasulle le affermazioni di Morano avrebbe dovuto procedere a querela. Ipotesi che la sindaca ha così archiviato alla voce “i tribunali hanno già tanto da fare”. «Il presunto dovere di portare qualcuno in tribunale credo che non esista e credo che le questioni politiche vadano trattate in sede politica, senza intasare tribunali già troppo affaccendati», afferma.
«Riprendo quanto ho già dichiarato in precedenza rettifico parzialmente: non il 5 ma il 4 ottobre scorso ho chiesto di incontrare Asproni – ha detto Appendino – Ci sono mail che smentiscono questo fatto? No, non ci sono. Asproni ha proposto come prima data utile per un appuntamento il 24 ottobre? Si è così».
«Non ho problemi a scusarmi quando sbaglio, dunque se dovessi mentire in futuro, anche se non credo che succederà, mi scuserò», ha concluso la sindaca.

Fabrizio Ricca, consigliere della Lega Nord cita il “ceci n’est pas une pipe”: «Se Magritte in una sua famosa opera diceva “Questa non è una pipa” questa è una grande bugia, così come Zoom, l’acqua pubblica, corso Grosseto, la linea 2 che cerca di giustificare di fronte ai cittadini».
«Ci sono le mail che confermano quanto accaduto, allora perché non conferma e si scusa, come lei stessa ha detto in caso di errori?» ha continuato Ricca.
«Tutti possono sbagliare basta scusarsi e dire che non è stata informata correttamente, la coerenza è fondamentale e viste tutte le bugie dette fino ad ora, se sbagliare è umano perseverare è diabolico».
Parlavamo della richiesta di querela nei confronti di Morano. A “proporla” è Osvaldo Napoli consigliere di Forza Italia: «Le hanno dato della bugiarda, Sindaca – spiega Napoli in Sala Rossa – O querela il dottor Morano, che io credo abbia ragione, oppure deve rispondere alle sollecitazioni dei consiglieri comunali. Altrimenti, Sindaca, lei manca di rispetto al Consiglio Comunale. Siamo abituati alle bugie politiche dei 5 Stelle, su Smat, corso Romania, ex zoo, ma non si può tacere di fronte a queste affermazioni».

Gli fa eco Stefano Lo Russo, capogruppo del Partito Democratico: «Sulla sua personale antipatia per la dottoressa Asproni si è parlato fin troppo. Di certo il Suo, Sindaca, non è stato un comportamento istituzionale: Lei è la Sindaca di Torino, non più solo Chiara Appendino. Può non condividere l’operato della Asproni, ma le sue valutazioni non si sono basate su dati oggettivi e non può comportarsi con questa disinvoltura». Lo Russo aggiunge: «Se le mail mostrate dal consigliere Morano sono false, lei ha il dovere di querelarlo, altrimenti perde di credibilità, lei personalmente e come Sindaca della Città di Torino. Se Morano ha mentito lo deve querelare: è Suo dovere, a tutela del ruolo istituzionale che ricopre. Altrimenti, come potremo crederle in futuro? Le mail sono atti documentali, sono atti ufficiali inviati alla Sindaca di Torino. Non può ignorare la questione: per molto meno, in altri Paesi, ministri e presidenti si sono dimessi. A noi basterebbero delle scuse, soprattutto da parte di chi fa della trasparenza e dell’onestà la sua bandiera».

A difendere le parole della sindaca spetta al consigliere del Movimento Cinque Stelle Antonio Fornari, che in verità fa un po’ di confusione su mail private e corrispondenza protocollata: «Quest’interpellanza è qualcosa di surreale. Da una parte abbiamo delle mail, uno scambio parziale di corrispondenza tra la sindaca e la ex presidente Asproni, mentre dall’altra abbiamo una presidente della Fondazione Musei che ha tenuto nascosto alla Città che la mostra su Manet era persa, per poi accusare la sindaca per l’accaduto e rifugiarsi alla Leopolda con Renzi (Patrizia Asproni ha parlato dal palco, ndr). È pertanto necessario riportare la discussione su binari corretti e capire il motivo per cui chi doveva tenere la mostra di Manet a Torino non l’ha fatto».

«Io sono d’accordo con la sindaca Appendino per lo smantellamento del Sistema Torino, anche passando attraverso le dimissioni dell’Asproni oppure rimuovendo la direttrice di Fondazione Torino Musei o ancora chiudendo la Fondazione – ha evidenziato Roberto RossoNon capisco, quanto già espresso dai consiglieri Ricca e Morano, tutta la questione delle mail dello scorso giugno e luglio inviate dalla direttrice Asproni, alla sindaca Appendino, per chiedere un incontro. Non credo che queste siano cose da camuffare l’importante è proseguire nello smantellamento del Sistema Torino».

Poi ha parlato Alberto Morano: «Come prevedibile un’altra occasione perduta. Io incomincio ad essere annoiato di occuparmi di questa vicenda che è trita e ritrita. Io signor sindaco potrei essere suo padre e se lo fossi oggi sarei molto arrabbiato per quanto lei ha detto mentendo di nuovo a questo consiglio e per quanto oggi non ha avuto il coraggio di dire che era semplice, chiedo scusa mi sono sbagliata. Forse ci poteva essere qualche implicazione e forse lei non lo ha detto. Perché qualcuno potrebbe ricordarle che esiste l’abuso in atti d’ufficio, esiste il falso ideologico e lei è incaricata di pubbliche funzioni. E se il presidente Asproni, indotta alle dimissioni da false dichiarazioni, dovesse farle causa lei avrebbe causato un danno al Comune. Io penso che Asproni abbia altre mille cose di cui occuparsi, ma, se non dov’esse farlo questo suo atteggiamento non sarebbe scevro da conseguenze».

«Oggi da lei non ci aspettavamo le sue dimissioni, visto che in Italia non è così facile darle, ma delle scuse si. Scuse che lei doveva a questo Consiglio e a questa città perché il ruolo che ricopre le impone rispetto per le istituzioni e i consiglieri. Anche in tempo in cui mancanza di lealtà e onestà e volgarità negli atteggiamenti la fanno da padrone lei si sarebbe dovuta ricordare che rappresenta la città e che mentire al Consiglio è come mentire alla città». 

«Mi scusi la divagazione perché. vede signor sindaco, a volte ho la percezione che lei non abbia chiaro il ruolo che riveste: alcuni giorni fa, invitata da don Fiandino alla parrocchia della Crocetta, lei ha comunicato che il debito della città fuori bilancio ammonta a 60, 70 milioni di euro, per poi correggersi il giorno dopo, in un’altra occasione pubblica. Perché queste cose le dice ai cittadini come se fosse un capopopolo in campagna elettorale e non le riferisce in Consiglio Comunale? Lo viene a dire in Consiglio portando i documenti, perché non è in questo modo che si gestisce la città. Lei, signor sindaco, si sta dimenticando il ruolo che ricopre e il suo impegno istituzionale. Se riprendo il discorso della tema della bugia a quest’aula, se è vero come dice che non esisteva un rapporto di fiducia tra lei e l’Asproni, avrebbe dovuto seguire il regolamento che disciplina nomina dei rappresentati della città e loro revoca. Lei queste cose le sapeva bene essendo in Sala Rossa da cinque anni. Per fare la revoca basta dettare un indirizzo politico e se il presidente o un consigliere nominato non si attiene ad esso, lo si può revocare senza nemmeno rischiare che vi sia una causa. Certo è un percorso più complesso, coerente con le regole dettate dalle norme comunali».

«Noi non vorremmo invece che il suo comportamento, invero un po’ meschino, fosse in realtà indirizzato ad ottenere le dimissioni dell’Asproni aggirando le regole, evitando a lei e all’assessore Leon il confronto con una persona che per qualità, curriculum ed esperienza vi sovrasta. Poi peggio ancora sarebbe se avesse voluto indurre il presidente alle dimissioni per evitare di avere in carico una persona che avrebbe potuto chiedere a questo Comune il pagamento dei sei milioni e trecento mila euro approvati con determina dirigenziale 90 del 26 maggio 2016 e tuttora non pagati. O ancora il pagamento dei quattro milioni e trecento mila che derivano da un mancato conferimento di immobili».

«Siamo forse in presenza di un “Sistema Torino 2.0” all’insegna del no al salone del Libro, alle mostre su Manet e sul Futurismo, al Festival del Jazz e della dilazione dei pagamenti. E allora, se il prossimo anno la Fondazione Torino Musei crollerà per mancanza di fondi, si cercherà di darne la colpa all’ex sindaco Fassino? Dopo avere mentito a questo Consiglio dovrebbe chiedersi se non ha mentito anche a se stessa e, guardandosi allo specchio mentre si trucca il mattino, domandarsi :“io so governare questa città”. Se lo chieda e sia onestà con se stessa, altrimenti la prossima volta che vedrà don Fiandino sarà per confessare i suoi peccati».

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