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giovedì, 24 Ottobre 2024

Professioni sanitarie, lo schiaffo della politica Lega-Cinque stelle

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Scritto da Mauro Laus
Ennesimo schiaffo morale alla professionalità, al merito e alla competenza di tanti lavoratori, questa volta del settore sanità. Tutto merito di un piccolo e apparentemente innocuo emendamento all’articolo 41 della Legge finanziaria che prevede la possibilità di continuare ad esercitare senza obbligo di iscrizione all’Albo per “tutti coloro che, pur avendone i titoli, non hanno potuto accedere a percorsi di equivalenza”. Una inammissibile e incostituzionale disparità di trattamento tra il quasi milione di professionisti sanitari che hanno un titolo valido e che debbono iscriversi all’Ordine pagando la relativa tassa e quota di iscrizione, ed una cerchia indeterminata di altri soggetti, destinatari di tale emendamento, che invece potranno esercitare la professione senza essere iscritti e peraltro anche senza un titolo riconosciuto. Solo in questi ultimi 4 mesi sono circa 100.000 i professionisti sanitari che hanno intrapreso l’oneroso percorso di iscrizione agli Albi. Il rischio, come fa giustamente notare anche l’Associazione Italiana Fisioterapisti (A.I.F.I.) è che si dia avvio ad una sanatoria in materia di salute di cui il nostro Paese non ha bisogno.
Un emendamento sbagliato nella sostanza perché se il problema è che qualcuno non ha potuto accedere a percorsi di equivalenza, la risposta non dovrebbe essere “continua pure ad esercitare senza iscriverti all’Albo” ma eventualmente, ad esempio, chiedere a Regioni e Province Autonome di ribadire i percorsi di equivalenza con le stesse regole di allora. Far passare un principio di queston tipo, vorrà dire permettere l’esercizio della professione anche di chi ha seguito percorsi formativi assolutamente insufficienti a garantire le competenze previste dai decreti ministeriali istitutivi dei profili delle 17 professioni sanitarie coinvolte. Vorrebbe dire mettere la salute dei cittadini nelle mani di persone non adeguatamente formate e offuscare un percorso di chiarezza, quello degli Albi e Ordini per tutte le professioni sanitarie, atteso da decenni da centinaia di migliaia di professionisti.
Mi chiedo se davvero il Governo del cambiamento pensi sia questa la modalità con cui tutelare le competenze di tanti professionisti e, soprattutto, la salute stessa dei cittadini.

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