«Si è avvalso dell’appoggio dell’organizzazione criminale in esame per portare avanti il suo piano di conquista politica per sè e per la sua famiglia, attraverso un atteggiamento di estrema gravità perché incide sulla vita pubblica e sul corretto funzionamento dello Stato». Sono queste le motivazioni dei giudici della quinta sezione penale del tribunale di Torino in merito alla condanna di Nevio Coral, ex sindaco di Leinì, a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo Minotauro sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte.
«La risposta fornita dagli atti di causa non lascia spazio a dubbi in ordine alla sussistenza della responsabilità», scrivono ancora i magistrati.
Tra il 2004 e il 2011 secondo i giudici l’ex primo cittadino avrebbe intrecciato rapporti con le ‘ndrine locali pagando affinché lui, il figlio Ivano e l’ex assessore regionale nonché nuora di Coral, Caterina Ferrero, venissero eletti.
Gli atti del processo, si legge ancora nelle motivazioni, «dimostrano oggettivamente una infiltrazione corposa e costante di imprese mafiose nello svolgimento dei lavori facenti capo alle sue aziende».
Dunque Coral «ha fornito un contributo concreto e specifico, così rafforzando l’associazione stessa», concludono i giudici.
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