di A.D.
Non ha nemmeno fatto in tempo varcare la porta del carcere che Rocco Schirippa, il panettiere torinese accusato dell’omicidio del procuratore capo Bruno Caccia avvenuto 32 anni fa, è di nuovo agli arresti. Infatti, se la corte d’Assise di Milano ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dal suo avvocato, la Procura milanese non ci ha pensato neanche un secondo a far scattare un nuovo stato di fermo.
Ma andiamo con calma: l’uomo è stato arrestato nel dicembre del 2015 dopo un’inchiesta nata da alcune conversazioni intercettate tra due boss calabresi: Domenico Belfiore, condannato come mandante del delitto, e il cognato Placido Barresi, dalle quali sarebbe emerso il coinvolgimento di Schirippa nell’omicidio Caccia, ucciso per ordine della ‘ndrangheta. Ora, a un passo dall’avvio al processo la svolta: il pubblico ministero aveva infatti proposto la revoca della carcerazione per un irreparabile vizio procedurale, visto che gli atti per il procedimento erano inutilizzabili per la mancanza di una richiesta di riapertura delle indagini a suo carico archiviate nel 2001.
Come detto, però, non è finita qui. Perché pochi minuti dopo aver ricevuto la notizia della sua scarcerazione gli avvocati di Schirippa sono stati avvisati del nuovo stato di fermo del loro assistito voluto dal pm Marcello Tatangelo. Schirippa dunque è tornato nella sua cella di San Vittore.