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sabato, 27 Luglio 2024

Primarie: il Pd detta le regole. Furia: “Si costruisca una discussione che generi entusiasmi”

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Approvate le regole del gioco, la partita delle primarie per il Partito Democratico all’interno del centrosinistra è aperta e i giocatori sanno in che perimetro dovranno muoversi. La direzione regionale del Pd si è consumata senza colpi di scena, con l’approvazione all’unanimità del regolamento dem per presentarsi alle primarie e una relazione del segretario regionale Paolo Furia che sottolinea i risultati delle regionali, l’aver non solo contrastato l’allungarsi dell’onda nera della destra ma aver testimoniato, con idee e numeri, di essere l’unica alternativa possibile. “Troppi ci avevano dati per morti – dice Furia togliendosi qualche sassolino dalle scarpe – . Oggi invece siamo a commentare un risultato molto interessante che ci toglie dal contesto nel quale rischiavamo di essere marginali e che un anno fa stavamo vivendo con preoccupazione”.

E poi ricorda “dall’alleanza di Governo non abbiamo perso, anzi abbiamo imposto un’inversione di tendenza agli alleati, portandoli sui nostri temi. La tenuta del Pd in queste elezioni ci dice che abbiamo la responsabilità di guidare il riformismo”. C’è l’esigenza di ritornare alla politica, abbandonando i tatticismi e “le avventure di carattere identitario, lontane dall’essere comprese dai cittadini”. Furia indica gli obiettivi che il Partito Democratico al Governo deve darsi. “Il Recovery Fund sia l’occasione per sviluppare politiche progettuali e ambiziose, occupazionali, culturali, di welfare, che guardino alla digitalizzazione del Paese e alla valorizzazione dei suoi spazi urbani, lasciando da parte i campanilismi ma favorendo le progettualità trasversali, che siano in grado di per invertire la rotta”. E poi, una forte bacchettata al presidente della Regione Alberto Cirio “Non gli permetteremo di far tutto da solo”.

Il capogruppo in Regione Raffaele Gallo, sull’attività della Giunta e del suo presidente rincara la dose, sottolineando “la capacità di creare titoli sensazionali senza più avere la capacità di concretizzare l’azione sul territorio” e ricorda come il compito del gruppo a Palazzo Lascaris sia propri quello di sottolineare quanto alta e pericolosa sia l’incapacità di una gestione del centrodestra che, se replicata a Torino con un loro sindaco, darebbe i medesimi risultati.

Insomma, il Pd avvisa gli elettori, per dissuaderli da scelte che già a livello regionale, secondo i dem, stanno  facendo storcere il naso, con una “spregiudicatezza nella gestione del potere che evidenzia una mancanza di visione strategica”. Gallo ricorda come il prossimo autunno presenterà nodi complessi da sciogliere, quale la cessazione del blocco dei licenziamenti. “I 130 milioni di euro di finanziamento a pioggia stanziato dalla Regione servono a molto poco. Sono per l’ennesima volta un titolo che nasconde l’incapacità progettuale e strategica. E’ come un falò, che viene acceso nel buio e improvvisamente tutto intorno illumina ma, quando si spegne, intorno si ripiomba nel buio e non è cambiato niente. Solo c’è stata la soddisfazione effimera della luce di un momento”.

E se lo stesso Furia ricorda che le primarie non sono obbligatorie, il regolamento non le impone, è comunque necessario stabilire il campo entro cui chi si vorrà candidare dovrà muoversi. Le soglie per essere ammessi alla gara sono alte: dovranno essere raccolte dal potenziale candidato il 30 per cento delle firme degli iscritti, o il 35 per cento dei membri dell’assemblea del territorio in cui ci si candida, o l’uno per cento degli elettori della città chiamata al voto.

Daniele Viotti, che ha votato a favore del regolamento, approvato del resto all’unanimità dall’assemblea, sottolinea però l’esigenza di avere delle soglie non solo minime ma anche massime, per evitare che ci siano raccolte selvagge di firme che possono frenare altri candidati.

Soglie alte d’ammissione per avere la certezza di presentare candidati fortemente rappresentativi dei cittadini, anche se le primarie come ricordato da Furia “siano fatte sulle idee, più che sulla persona o sulle firme”. Il monito di Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, è quello di “andare nei territorio proponendo modelli alternativi, con una visione profonda e consapevole delle necessità di cambiamento. Il territorio non è una piccola comunità che si difende ma le competenze che si affacciano alla discussione e al confronto con l’Unione Europea”.

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