Iniziata e rinviata al 30 novembre la prima udienza per i fatti del 3 giugno 2017 di piazza San Carlo. Sono 245 i feriti che hanno chiesto di costituirsi parte civile nell’udienza preliminare, che si è svolta nell’aula bunker del carcere delle Vallette, dove i pm Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo hanno chiesto il rinvio a giudizio per la sindaca di Torino Chiara Appendino, che insieme ad altri 14 imputati è accusata di omicidio (la morte di Erika Pioletti), lesioni (per il ferimento di 1526 persone) e disastro colposi.
Tra le parti civili non ci saranno, almeno per questa prima fase, i familiari di Erika Pioletti, come avevano già annunciato. Invece la richiesta è arrivata dal compagno della donna, morta dieci giorni dopo quanto avvenuto durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid, Fabio Martinoli.
Davanti al gup oltre Appendino, il suo ex capo di Gabinetto Paolo Giordana, l’ex questore di Torino Angelo Sanna, il dirigente della polizia municipale Marco Sgarbi, il direttore di gabinetto del sindaco Paolo Lubbia, il viceprefetto Roberto Dosio, il dirigente del commissariato Centro Alberto Bonzano, il presidente di Turismo Torino Maurizio Montagnese e il direttore Danilo Bessone, l’architetto progettista Enrico Bertoletti, il capo di gabinetto della questura Michele Mollo, il funzionario dei vigili del Fuoco Dario Longhin, la funzionaria Chiara Bobbio dell’ufficio di gabinetto del sindaco, Franco Negroni e Pasquale Piro della commissione di vigilanza della prefettura. In aula c’erano solo Pasquale Piro e Dario Longhin.
Tra le richieste di parte civile anche l‘associazione Udicon, Unione per la difesa dei consumatori.
«La vicenda di piazza San Carlo è una disgrazia che è successa, una pagina dolorosa, ma Torino è anche altro e merita di più che andare tutti i giorni sui giornali per quella vicenda», commenta Luigi Chiappero, legale della sindaca Chiara Appendino, al termine dell’udienza. «L’unica cosa che mi preoccupa è che ci sia un giusto risarcimento per chi ha subito un danno. C’è un danno da risarcire ed è il momento di farlo», ha aggiunto il legale.
Durante il procedimento si dovrà decidere se unire quello incominciato oggi con quello contro i quattro giovani rapinatori, che con lo spray urticante avrebbero causato il panico in piazza.
La decisione di unire i due procedimenti può arrivare dallo stesso giudice dell’udienza preliminare, mentre a richiedere un unico processo potrebbero essere i pm o gli avvocati.
La linea difensiva della sindaca si concentrerebbe sul fatto che il panico sarebbe stato creato da un’azione dei quattro ragazzi, scaricando su di loro, in sintesi, ogni colpa di quanto avvenuto il 3 giugno.