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venerdì, 19 Aprile 2024

Presunte torture in carcere, a processo 22 agenti della penitenziaria

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Verranno processati i 22 agenti della polizia penitenziaria indagati nell’inchiesta sulle presunte torture avvenute all’interno del carcere ‘Lorusso e Cutugno’ di Torino. Bisognerà aspettare più di un anno per la prima udienza. Ma alla fine ventidue agenti della polizia penitenziaria del carcere ‘Lorusso e Cutugno’ di Torino verranno processati per le presunte torture avvenute all’intento della casa circondariale delle Vallette. Accuse pesanti, frutto dell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Francesco Pelosi, nata dopo che in procura erano arrivate alcune segnalazioni da parte del garante comunale dei detenuti, Monica Gallo. Gli episodi contestati risalgono al periodo tra aprile 2017 fino ad ottobre 2019 e si sarebbero verificati nel settore C del carcere torinese. In tutto sarebbe dodici i detenuti parti lese nel procedimento. Tra gli imputati ci sono anche l’ex direttore della casa circondariale Domenico Minervini, che quando scoppiò il caso venne rimosso dall’incarico, e l’ex comandante Giovanni Battista Alberotanza. I due hanno scelto il rito abbreviato e per loro l’udienza è fissata per il 31 maggio: sono accusati di favoreggiamento
e omessa denuncia. Anche un altro agente ha scelto l’abbreviato. Minervini e Alberotanza, secondo l’accusa, avrebbero taciuto sulle segnalazioni che riguardavano violenze, fisiche e psicologiche, che avvenivano nel padiglione dei ‘sex-offender’, dov’erano reclusi detenuti isolati e protetti da altri detenuti perché accusati di violenze sessuali e reati di pedopornografia. “Ti ammazzerei e invece devo tutelarti”, era una delle frasi più frequentemente usata dagli agenti, come ha raccontato una delle vittime. Ma soprattutto c’erano botte e insulti. Veri e propri pestaggi, in un clima di intimidazione dove una ‘squadretta punitiva’ agiva quotidianamente. “Andiamo a dare i cambi che oggi mi sto divertendo”, diceva ad esempio un agente, senza sapere di essere intercettato, alla fidanzata. “A menà?”, rispondeva la donna, come se fosse ben informata su quanto stesse accadendo dietro le sbarre. In tanti sapevano, ma in pochi hanno avuto il coraggio di raccontare. “Nel carcere di Torino c’era un clima di omertà simile a quello che si trova in un contesto criminale”, aveva evidenziato il pm Francesco Pelosi, durante l’udienza preliminare. “Tranne un paio di agenti – aveva spiegato il magistrato – tutti gli altri imputati hanno detto di non aver mai visto né sentito di violenze ai danni dei detenuti, nonostante le indagini avessero dimostrato un quadro diverso”. Sotto processo finiranno anche due sindacalisti, tra cui un segretario nazionale, accusati di rivelazione di segreto e favoreggiamento. La prima udienza è fissata per il 4 luglio 2023.

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