Il prossimo congresso regionale del Pd piemontese non può trasformarsi in una competizione sfrenata, in una contrapposizione frontale tra i vari candidati o in una ennesima resa dei conti per la “conquista” del partito.
Alla vigilia, si spera, di una delicata e difficile consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale del Piemonte, è persin ovvio ricordare che il principale partito della coalizione di centro sinistra non può permettersi il lusso di lanciarsi in una gara congressuale fatta di scontri e di polemiche politiche che, come da copione, avrebbero conseguenze pesanti per la stessa credibilità del partito.
Ecco perché, pur senza scomodare una terminologia cara al mio unico maestro politico Carlo Donat-Cattin, ritengo si debba siglare un “preambolo” preventivo tra i vari candidati in vista delle primarie fissate per il prossimo 16 febbraio. Un “preambolo” che invita/obbliga i vari candidati alla segreteria regionale del Piemonte ad impegnarsi per una gestione rigorosamente unitaria del partito dopo la celebrazione del congresso.
Certo, le differenze o le sfumature politiche dei vari candidati – sempre che esistano e non siano solo il frutto delle filiere correntizie nazionali – è bene che emergano anche durante il confronto congressuale. Ma è altrettanto indubbio che questo confronto non può sfociare in una sorta di contrapposizione frontale che metterebbe a rischio l’unità del partito dopo il congresso. Ovvero, con una minoranza o, peggio ancora, con una opposizione contrapposta alla maggioranza e viceversa.
Un appello, questo, di semplice buon senso che mi pare opportuno rivolgere innanzitutto ai 3 candidati alla segreteria regionale del Partito democratico piemontese.
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