di Moreno D’Angelo
Sono stati ben 18 i giorni “neri’ per le alte concentrazioni di polveri sottili. Le centraline della trafficata piazza Rebaudengo (Torino nord) hanno rilevato diversi sforamenti di Pm10 (con picchi vicini ai 130 microgrammi nella giornata di sabato). La soglia è fissata in 50 microgrammi al metro cubo.
Otre a Torino il rapporto Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) rileva situazioni critiche, registrate nel mese di gennaio, anche in altri diversi centri piemontesi: A Omegna si sono contati 17 giorni con sforamenti dei livelli di polveri sottili, 16 a Vercelli, 15 a Leinì e Oleggio (Novara), 14 a Tortona e 13 a Beinasco. 12 a Casale Monferrato e Asti.
Preoccupante è il dato relativo agli alti livelli di biossido di azoto registrati dalle centraline a Torino e nell’hinterland. E’ stato superato il valore limite di 200 microgrammi al metro cubo toccando anche quota 279 mg/mg.
Riportiamo una eloquente breve estratto di una nota del ministero dell’Ambiente sul rapporto tra questo gas tossico, il traffico urbano e l’inquinamento dell’aria: «La principale fonte di emissione degli ossidi di azoto è il traffico veicolare; altre fonti sono gli impianti di riscaldamento civili e industriali, le centrali per la produzione di energia e un ampio spettro di processi industriali. Il biossido di azoto è un inquinante ad ampia diffusione che ha effetti negativi sulla salute umana e insieme al monossido di azoto contribuisce ai fenomeni di smog fotochimico (è precursore per la formazione di inquinanti secondari come ozono troposferico e particolato fine secondario) di eutrofizzazione e delle piogge acide».