Quell’assalto al cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013 è stato un attacco terroristico. A sostenerlo i giudici del Tribunale del Riesame di Torino che, accogliendo la tesi della Procura, hanno confermato la custodia in carcere per quattro attivisti No Tav, arrestati il 9 dicembre scorso con l’accusa di “attentato con finalità terroristiche” in merito all’attacco al cantiere, quando prese fuoco un generatore elettrico.
“Un’azione terroristica perché idonea ad arrecare grave danno all’immagine dell’Italia”, scrivono i giudici.
“Va poi evidenziata la natura dell’azione medesima connotata da un’organizzazione strategica assimilabile a quella militare, dall’utilizzo di plurime armi da guerra e congegni esplosivi, e, quindi, di portata tale da porre in grave pericolo la vita e l’incolumità dei lavoratori”, aggiungono dal Tribunale del Riesame.
Nella notte tra il 13 e il 14 maggio scorso i No Tav portarono l’attacco, secondo l’accusa, con lanci di bengala e molotov. Per questo, come detto, a dicembre i pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Andrea Padalino chiesero l’arresto dei quattro militanti. Secondo i giudici inoltre è obiettivo dei No Tav ritardare la realizzazione dell’opera e questo sta procurando “un danno all’immagine del paese a livello internazionale”.
L’accusa di terrorismo dunque resta in piedi e non c’è da parte del Riesame alcun passo indietro nella formulazione dell’accusa.