Il presidente regionale Sergio Chiamparino ha scoperto che non ci si puo fidare della sindaca Chiara Appendino. Meglio tardi che mai, viene da dire.
Anche se l’Esageruma nen non ha mai risparmiato i suoi motteggi a chi gli consigliava prudenza con Nostra signora Appendino. Anzi. Si è sempre concesso il fior fiore del battutismo a spese di quei malcapitati cui gli giungeva all’orecchio un atteggiamento dissonante dal suo verbo. E, all’opposto, alquanto stitico nelle prese nette di posizione, se non con quelle del giorno dopo, a fatti avvenuti e per nulla rischiose.
Ora, invece, fa l’offeso dopo l’annuncio che la sindaca sarà assente in Consiglio comunale per l’ordine del giorno contro la Tav, proposito avanzato dal Movimento sociale Cinquestelle.
Però c’è anche da domandarsi dove fosse Chiamparino in tutti questi anni di governo amministrativo di Torino dei grillini, e che parte abbia assegnato a Nostra signora Appendino in un film che soltanto lui ha visto.
Invero, non gli sono mai mancati, come si è già detto, consigli e inviti dal suo mondo di riferimento a una maggiore prudenza, se non autentica presa di distacco da Palazzo civico. Consigli puntualmente ignorati dal Signore di piazza Castello, quasi in forza di una visione superiore della politica per i comuni mortali, e dunque considerata una realpolitik non condivisibile con il “volgo ridente e disperso della sinistra” per parafrasare i versi di un sommo poeta.
Eppure quella realpolitik avrebbe anche meritato reale attenzione, se non si fosse sempre trattato, in perfetto stile pentastellato, di ciò che l’Accademia della Crusca definisce amabilmente “fuffa”, da tempo riconoscibile, meno che, evidentemente, da Chiamparino.
Il quale ora sembra risalire pentito quei sentieri politici che aveva disceso con incrollabile superbia nell’abbraccio con l’Appendino, al punto che per fermare il voto sul Tav scomoda addirittura la parola “bestemmia”… Esageruma nen.