Non si può e non si deve sottovalutare la “marcia politica” di Matteo Salvini per rilanciare la proposta politica e l’immagine del centro destra. Una coalizione che, dopo la sostanziale eclissi del suo leader maximo, Silvio Berlusconi, stenta a trovare la sua giusta collocazione. Alternando la necessità di stringere un’alleanza con il Pd di Renzi o collocarsi, seppur strumentalmente e senza alcuna convinzione, alla sua opposizione, il centro destra continua a vivere una condizione di perenne incertezza e di forte instabilità.
Ma, al di là di questa condizione strutturale e anche nociva per la “salute” della democrazia italiana, non possiamo non fare un considerazione di fondo: e cioè, oggi il Pd non ha alcuna alternativa politica e di governo. Certo, la situazione contemporanea è del tutto anomala e singolare. E non aiuta nè la democrazia dell’alternanza nè la stessa efficacia di governo del partito pigliatutto, cioè del Pd. Perchè, come tutti sanno e come la stessa esperienza storica insegna, quando manca una alternativa politicamente percorribile il rischio concreto è sempre quello di consolidare una spirale di potere che non aiuta e non fa crescere la democrazia. Ma, d’altro canto, non è colpa del Pd se oggi in Italia c’è, sostanzialmente, solo il Pd. Non a caso è diventato quasi una litania lo slogan che non c’è una alternativa politica al Pd e quindi, di conseguenza, il Pd è condannato a governare. Praticamente da solo.
Ora, se le cose stanno così – e, di fatto, èì questa la situazione politica italiana – lo sforzo che deve compiere il Partito democratico è quello di consolidare il buon governo, ricercare sino in fondo l’unità del partito, non rinunciare al suo profilo democratico e riformista e conservare gelosamente il pluralismo interno e una forte e trasparente dialettica. Senza ridurre il partito ad una continua “adulazione” verso il capo dando vita a correnti che hanno il solo compito di esaltare il leader a giorni alterni.
Ecco, la grande sfida politica che attende il Pd è proprio quella di essere all’altezza della situazione a prescindere se c’è o meno una concreta alternanza di governo. E, forse, proprio un contesto del genere responsabilizza maggiormente il ruolo del partito e dei suoi dirigenti. Dove, cioè, l’azione quotidiana di governo non può e non deve trasformarsi in una spregiudicata, arrogante e baldanzosa gestione del potere per il potere. Perchè, prima o poi, come tutti sappiamo e come la concreta esperienza conferma, una alternativa politica prima o poi nasce. E lì occorre essere pronti con la coerenza del proprio progetto politico, la serietà del comportamento e la credibilità nell’aver gestito con trasparenza la concreta gestione del potere. Solo così si potrà affrontare a testa alta l’avversario e dar vita ad una vera democrazia dell’alternanza.