Lunga notte di incontri al Nazareno per Matteo Renzi con il tentativo di comporre il difficile puzzle della candidature. Un sms dell’organizzazione del Pd alle 8.30 annunciava: “La direzione nazionale convocata per oggi alle ore 10.30 è posticipata alle ore 16. Saluti”. Serve altro tempo.
Chi si aggira nei corridoi della sede dei democratici riferisce di un clima teso, dove sono in pochissimi ad avere informazioni attendibili. Gli animi sono agitati, le incertezze crescono.
Le certezze sono poche e la previsione di una “renzata” sulle liste aleggia come uno spettro, in linea col suo vecchio stile rottamatore, lo sperano le new entry e tentano di esorcizzarlo in ogni modo i parlamentari uscenti. Sono proprio i deputati e senatori uscenti a risentire maggiormente di questo clima sospeso, il silenzio è stato imposto a tutti compresi ai vari addetti stampa.
Ieri è andata in scena la rivendicazione dei leader delle minoranze, Andrea Orlando e Michele Emiliano hanno chiesto una rappresentanza nei collegi proporzionata ai voti ottenuti al congresso. Prima di loro erano stati gli alleati ad alzare lo scontro. Insomma ci sono tutti i presupposti per il ritorno di un Renzi decisionista e poco incline al bilancino della politica. In Piemonte abbiamo assistito alla ribellione dei territori, tra chi fa le barricate in difesa del senatore Stefano Esposito, altri difendono le indicazioni dei circoli che pare (come previsto) non vengano considerate particolarmente vincolanti.
Al Nazareno prevedono schiarite solo a ridosso della scadenza per la presentazione delle liste: lunedì 29 gennaio. Nemmeno la direzione nazionale di oggi pomeriggio sarà l’occasione di un chiarimento definitivo. Servirà a dare l’ok alle candidature per le politiche ma sarà un’indicazione di massima. Siccome gli accordi interni su molti nomi sono in alto mare, il weekend sarà ancora di lavoro al Nazareno. La definizione dei collegi si sta trasformando da puzzle in un vero rebus