Grandi manovre dentro il Partito Democratico, non solo nella sede nazionale del Nazareno, ma anche a Torino.
Ieri, come ormai è noto, il neo deputato Piero Fassino ha radunato i “suoi” al ristorante “Da Pietro”, in corso Vigevano. Una riunione raccontata da chi c’era dai toni netti e franchi, senza quei vecchi infingimenti a cui un tempo ci si rivolgeva al “Fassino sindaco”.
Ora il Re è nudo, ma, contrariamente a quanto riferiscono alcuni per aumentare il proprio peso a Torino, il gruppo riunito ieri si è tutt’altro che sciolto. Anzi. Con un Fassino sempre più centrale nelle dinamiche nazionali del partito il suo potenziale ruolo anche locale potrebbe addirittura crescere. C’è una sola incognita e dipende solo da lui: vuole continuare ad essere un riferimento in terra sabauda?
Nella grandi manovre Dem si è saldato l’asse del segretario regionale Davide Gariglio con il neo senatore Mauro Laus. Sul tavolo delle trattative ci sono gli avvicendamenti nel parlamentino regionale. Laus insiste per il riequilibrio della rappresentanza territoriale, quindi propone in alternativa i nomi dell’alessandrino Domenico Ravetti e del novarese Mimmo Rossi. Nomi che però non convincerebbero chi teme, ad un anno dalla fine legislatura, l’assalto al Palazzo delle opposizioni, galvanizzate dagli ottimi risultati elettorali.
Quindi è probabile, e auspicabile da molti, che l’opzione più naturale per la successione, cioè quella dell’attuale vice Nino Boeti, possa prevalere. Un altro indizio dell’attuale disorientamento del PD è stato raccolto ieri sera nella sala interrata di via Masserano. Qui, durante la segreteria regionale, il segretario regionale Davide Gariglio non ha ancora deciso se presentarsi in scadenza o dimissionario. Indecisione che viene evidenziata in diverse chat Dem, dove non viene escluso una sua ricandidatura alla segreteria.
Nel frattempo la direzione regionale, prima convocata a mezzo comunicato stampa sabato prossimo, poi nel silenzio è slittata a mercoledì prossimo e ora, forse, a domenica 18 marzo.
Come detto il clima non è dei migliori in casa democratica. Sono tante le diffidenze in un partito che per troppi anni si è diviso in correnti e ora ne paga un prezzo altissimo.