La Commissione bicamerale sui casi Orlandi Gregori è finalmente operativa. I propositi bipartizan dopo la nomina del presidente e dei suoi organismi esprimono una chiara volontà di andare a fondo. Un quadro che era emerso già un anno fa quando, il 23 marzo 2023, la Camera approvò all’unanimità l’istituzione della Commissione d’inchiesta su uno dei casi più intricati e misteriosi del 900 per la sparizione di due quindicenni: Emanuela Orlandi, figlia di un messo pontificio e Mirella Gregori. Pietro Orlandi ha manifesta la sua soddisfazione per un obiettivo fortemente voluto nonostante un quadro stanco e continui ostacoli.
Quello che sembrava un risultato ormai raggiunto ha dovuto attendere un altro anno, tra polemiche e tensioni d’ogni tipo, dovute all’opposizione del vaticano manifestata dal promotore di giustizia Alessandro Diddi e alle perplessità del leader forzista Maurizio Gasparri e non solo (Renzi). A questo quadro si sono sovrapposte le querelle legate alla figura di Meneguzzi, zio di Emanuela Orlandi che ebbe un ruolo di rilievo all’inizio della vicenda, per non parlare della chiamata in causa del Papa santo e dell’ex segretario di Stato cardinal Agostino Casaroli per presunte vicende a sfondo sessuale che certo non hanno favorito le aperture della Santa Sede che per decenni ha mantenuto un rigoroso silenzio sul caso Orlandi. Anche dopo quarant’anni le diverse piste (internazionale, sessuale e economica) restano aperte e si intersecano in una fase storica caratterizzata dalla guerra fredda e da uno scontro senza esclusione in Vaticano , dopo l’attentato a Papa Wojtyla (1981) e il “suicidio” del banchiere Roberto Calvi (1982).
In ogni caso ora finalmente si potrà andare avanti con indagini, verifiche di atti e audizioni dei testimoni ancora in vita. Il lavoro della Commissione (in carica per quattro anni) affiancherà quello dei fascicoli aperti sul caso a inizio 2023 presso la Procura di Roma e in Vaticano. La presidenza è stata affidata al senatore di Fratelli d’Italia Andrea de Priamo (con25 voti a favore su 38 presenti): “Cercheremo di fare ordine nel ginepraio di piste spesso false. Sarà importante evitare polemiche e spettacolarizzazioni lavorando con serietà, imparzialità e riservatezza” il suo commento dopo la nomina. Vicepresidenti il deputato dem Roberto Morassut (primo firmatario della proposta di legge sulla commissione d’inchiesta) e il
leghista umbro Riccardo Augusto Marchetti “la verità appartiene a tutti e consengnarla alla storia è un dovere” è il commento del deputato umbro. Tra i 40 membri della Commissione anche Carlo Calenda di Azione, Francesco Silvestri e Stefania Ascari, Alessandra Maiorino e Luigi Nave per il movimento 5stelle. Per il Pd Gianni Cuperlo, Federico Gianassi e Roberto Morassut. Marco Grimaldi per Alleanza Verdi e Sinistra.
“Penso ci siano le condizioni per fare un lavoro serio, equilibrato, attento alle fonti, scevro da strumentalizzazioni politiche. Sono vicende che hanno segnato la storia italiana e l’attenzione di diverse generazioni con una grande richiesta di giustizia da parte delle famiglie” ha commentato con il consueto pragmatismo Morassut a Radio radicale. “Qui non si tratta di fare politica ma di raccogliere documenti, testimonianze e costruire una base documentale che possa essere utile al lavoro delle magistrature per diradare le nebbie di oltre quarant’anni di false verità, depistaggi e sciacallaggi di ogni sorta” così si era espresso a novembre 2023 il deputato dem dopo il travagliato via libera della commissione d’inchiesta in Senato.
Per il leader di Azione “Dobbiamo capire cosa è successo . Lo dobbiamo alle famiglie ma anche alla dignità dello Stato”.
Un quadro positivo che nei propositi bipartizan riprende quanto era emerso nel passaggio alla Camera della Commissione. Si spera che una ferma volontà politica riesca finalmente a dipanare la matassa di un caso che ha responsabili e chiavi di lettura, tra depistaggi e evidenti ambiguità anche da parte di apparati dello Stato. E’ fondamentale che la volontà politica manifesti con forza la sua volontà di giustizia. Le esperienze delle altre commissioni d’inchiesta non consentirebbero grandi entusiasmi ma un lavoro serio potrebbe fornire finalmente risposte, che i familiari delle ragazze attendono da decenni, su un caso complesso sul quale è ancora possibile fare chiarezza e giustizia.