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sabato, 27 Luglio 2024

Parola di boy scout!

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Ero in aereo, mentre andava in onda su tutti i tg a reti unificate. Non l’ho potuto vedere e l’ho cercato su internet. Ma del video del premier, registrato davanti alla finestra di Palazzo Chigi con le spalle alla Colonna di Marco Aurelio, sul portale del governo non c’era traccia.
Ho scartabellato nei siti dei giornali, e alla fine ho trovato l’annuncio della battaglia di Matteo Renzi sul Jobs act e l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori postato alle tv. E ho scoperto che il nostro capo del governo ha a cuore le sorti di «Marta», precaria in attesa di un bimbo senza diritto alla maternità, di «Giuseppe» che a cinquant’anni è senza cassa integrazione, e del povero artigiano senza fido in banca. Niente a che vedere con Margaret Thatcher, ha giurato il premier da consumato oratore per mettere all’angolo il capo della Cgil Susanna Camusso.
Per chi se lo fosse scordato, la Lady di ferro, leader del partito conservatore e primo ministro inglese, piegò i sindacati britannici sui licenziamenti di massa negli anni Ottanta. E smontò il welfare state costruito in mezzo secolo da laburisti, socialdemocratici, liberal dell’intero Occidente. Consegnò, così, la chiave del numero 10 di Dowining Street a Tony Blair con l’appartamento ripulito di tutte le conquiste sociali per il diritto allo studio, alla salute, ai servizi pubblici, semplificando non poco il compito al capo del New Labour, molto “New” e poco “Labour”.
In questo, il compito di Matteo Renzi è ancora un tantino più complicato nel propinarci, venti o trent’anni dopo, “il prezzo della disuguaglianza”, per dirla con Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’economia. Convincendoci che è questo il nostro radioso futuro, più angoscia e insicurezza per quasi tutti. Come se, togliendo un diritto a qualcuno, esso passi ai senza diritti. E non fosse dimostrato da gran tempo che il trasferimento smisurato di ricchezza dal basso verso l’alto abbia già provocato crescita più lenta, Pil inferiore e maggiore instabilità (per stare ai misuratori tradizionali), non solo in Italia.
Coi tempi che corrono e le insopportabili ingiustizie sociali, generati dal thatcherismo combinato al blairismo, vedremo se stavolta la spunta l’ex craxista Sacconi. Lui l’obiettivo di umiliare la Cgil e l’ossessione di eliminare il reintegro di un lavoratore licenziato senza giusta causa li coltiva da tre lustri: non gli par vero — genio della comunicazione renzista — che possa essere questa «la svolta buona».
A fianco del video del premier in camicia bianca e lancia in resta nell’imbarcarsi per gli Stati Uniti, c’era anche qualche altro link (meraviglia della rete!). Uno era quello (di seguito in evidenza) in cui Matteo Renzi imita Berlusconi in una recita parrocchiale nel 1996. Avete cliccato? Visto che lungimirante bravura? Spunti notevoli per semiotici del potere sull’assimilazione di una madrelingua.
A me era sfuggito. Già allora, diciotto anni fa, quel ventunenne istrionico aveva idee chiarissime, qui declinate sulle note del ragazzo della Via Gluck. «Passo lungo e camminare», s’era detto con gli amici. Si va da Rignano sull’Arno a Roma, passando da Firenze. Sbaraccando prima «i baffetti» del proprio borgo, poi di Palazzo Vecchio e alla fine di Palazzo Chigi. Così imparano, D’Alema e i suoi. Parola di boy scout!
dal blog di Igor Staglianò

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